Grande Progetto Pompei, esempio da seguire


In quattro anni il Grande Progetto Pompei ha permesso il restauro e la messa in sicurezza di numerose domus e la riapertura di vaste aree del sito prevedendo nuovi e sempre piu’ moderni percorsi di valorizzazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Cosi’ il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini in un messaggio a conclusione delle due giornate di studio internazionali “Restaurando Pompei”, svoltesi nel sito archeologico e nel centro congressi Parthenope. “E questo e’ stato possibile – ha proseguito Franceschini – grazie al lavoro di sinergia che ha coinvolto professionalita’ diverse e complementari, all’insegna della multidisciplinarieta’ e che ha visto lavorare quotidianamente insieme archeologi, architetti, storici dell’arte, ingegneri e comunicatori. Un lavoro silenzioso ed efficace – di cui voglio ringraziare il Soprintendente di Pompei, Massimo Osanna e il direttore dell’Unita’ Grande Progetto, Luigi Curatoli e tutto il personale che con grande professionalita’, passione e determinazione ha operato e sta operando per migliorare la tutela, la fruizione e la gestione degli Scavi.” Franceschini ha ricordato l’ affermazione del Commissario europeo alle politiche regionali Corina Cretu, secondo la quale ‘Il Grande Pompei e’ diventato un esempio da seguire’ , che conferma – ha concluso il titolare del Mibact – la convinzione che Pompei rappresenti non solo una vittoria, ma anche un simbolo di una storia di profondo riscatto italiano”. “Il Grande Progetto Pompei – ha detto ai giornalisti il Soprintendente Massimo Osanna – ha confermato che si puo’ bene anche in fretta. Certo, si sono dovuti correggere in corso d’ opera progetti inadeguati ed, a volte sbagliati, ma tutta l’ operazione resta un grande successo”. Adesso, per il sito archeologico, che ha toccato quota 3 milioni e 300 mila visitatori, “c’e’ il problema di rendere compatibile questo enorme afflusso” – ha aggiunto Osanna – e ci sono problemi sui quali deve essere chiamata a pronunciarsi la comunita’ scientifica internazionale, sul modello di quanto fu fatto, negli anni ’80 per il restauro del Partenone, in Grecia. Certo, Pompei e’ una citta’ e non un monumento. Ma dobbiamo pensare alle passerelle che dovranno proteggere i mosaici, a vantaggio delle generazioni future, e dovremo uniformare le coperture delle Domus ed i relativi materiali, adeguarle al contesto”. Un archeologo – ha riferito Osanna nel suo intervento alle giornate di studio – ha contato 150 differenti coperture per gli edifici della citta’ sepolta.