Crisi idrica a Caivano, industrie messe in ginocchio


Caivano, paese in provincia di Napoli, sta vivendo, nelle ultime settimane, attimi difficili. Il motivo è il secondo blackout idrico in meno di un mese nella zona ASI di Pescarola. Sono circa ottanta le aziende presenti in quest’area, le quali non sono state avvertite del disagio.

Situazione praticamente identica allo scorso 15 giugno, quando le industrie furono costrette a fermare gli impianti per circa 7 ore e mettere in una istantanea cassa integrazione gli addetti.
Ancora una volta l’azienda più colpita è la Unilever, produttrice del gelato più famoso al mondo, il cornetto Algida. E dalla direzione fino agli addetti ai lavori le lamentele non mancano:

«Siamo nella fase di maggiore produzione dicono i responsabili dello stabilimento e per la seconda volta, nel giro di un paio di settimane, siamo stati costretti a fermare gli impianti. Una situazione gravissima su tutti i fronti. Per gli operai del turno interessato dal black out è scattata la cassa integrazione; abbiamo dovuto annullare anche una consistente consegna di un prodotto che praticamente era quasi ultimato. Il blocco istantaneo del ciclo produttivo ci comporta altre pesanti perdite del prodotto semilavorato, e in termini di produzione la perdita di ore, necessaria per la pulizia completa delle linee dei gelati a cui va aggiunto il tempo per la loro rimessa in funzione. Dire che è uno scandalo è davvero poco : bloccarci nel periodo di massima produzione non è il massimo come immagine ed efficienza per chi fa parte di un gruppo internazionale. Insomma siamo alla figuraccia planetaria».

Anche la Fresystem e la PPG, colossi industriali, sono stati messi in ginocchio dalla mancanza dell’acqua. Proprio l’amministratore delegato della Fresystem, l’avvocato Anna Maria Simioli, ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda la propria azienda: <<Tutto questo rischia di franare ad ogni momento sotto il peso delle inefficienze di comune, regione, e nel caso specifico dell’Acquedotto Campano. Dopo le crisi degli scorsi anni con i black out della corrente elettrica, pensavano che le emergenze fossero terminate. E invece ora ci troviamo di fronte ad una incredibile, nel senso più negativo del termine, situazione di carenza, anzi totale mancanza d’acqua in un distretto industriale di primo livello, dove lavorano circa 10 mila persone tra produzione e indotto. Domenica abbiamo rischiato molto, perché le nostre riserve d’acqua si sono esaurite nel giro di un turno di lavoro. E non sapevano se far lavorare gli operai del turno successivo. Una situazione di precarietà davvero stressante per tutti. Ora dopo il secondo stop della fornitura idrica in meni di venti giorni, viviamo un senso di precarietà, perché mancare le consegne, proprio in questo che è il periodo di massimo consumo, ci danneggerebbe e non poco, anche per i livelli occupazionali>>.

Questa situazione sta diventando insostenibile, e dall’Unione Industriali di Napoli si percepiscono i primi segnali di preoccupazione, temendo lo spostamento di queste industrie da Napoli verso altre zone d’Italia o addirittura all’estero.
Proprio per questo, l’Unione Industriali, già lo scorso mese inviò una lettera al Prefetto e alla Regione Campania, sottolineando ti ottimizzare al più presto possibile la rete idrica industriale.
Questo problema va risolto il più velocemente possibile. Il rischio maggiore è che nel napoletano i più grandi industriali d’Europa e del mondo non investano più i loro capitali. E questo rischio non può essere assolutamente corso.