Capparella ad onlinemagazine.it: ‘ Mi piace molto allenare e sto facendo esperienza, mi piacerebbe allenare dove ho giocato’


Una carrellata tra passato, presente e sogni futuri, Marco Capparella si racconta ai microfoni di onlinemagazine.it, intervistato da Antonio Citarelli. Capparella ha militato con molteplici club in Campania. Dal Napoli all’Avellino, passando per Juve Stabia e Casertana.

Sei stato tra gli artefici della scalata del Napoli post fallimento. Hai debuttato in serie A con la maglia azzurra. Che ricordi hai di quella esperienza?

“Esordire in serie A è il sogno di tutti i bambini. Purtroppo in massima serie ho avuto sempre poca fortuna. Ho raggiunto la A con il Perugia, a 23 anni, ma a causa di una malattia sono stato fermo per circa dieci mesi. Questo disturbo mi ha accompagnato per tutta la mia carriera sportiva, poi nel 2012 sono stato operato ed ora sono in perfette condizioni.
Per quanto riguarda Napoli, posso affermare che è stata un’esperienza unica. È una piazza particolare e ti lascia davvero tanto. La gente ti ama ed è molto calorosa, forse più di Roma. Dopo tanti anni il popolo partenopeo mi ricorda ancora e questo può solo far piacere.”

Ci racconti come nacque la trattativa per portarti al Napoli?

“Ricordo che il negoziato fu molto lungo, anche perché io ero ad Ascoli, in B ed il club Marchigiano era in piena lotta per la serie A. Quello era un Napoli ancora in difficoltà, dodicesimo in C, anche a causa del ritardo di preparazione. A gennaio però, insieme a me, sono stati acquistati ottimi elementi, e siamo riusciti a sfiorare la promozione, ma, complice anche la sfortuna capitataci nella doppia sfida ai play off contro l’Avellino dove non meritavamo la sconfitta, non ce l’abbiamo fatta. Col senno di poi, però è stata forse proprio quella la fortuna degli Azzurri, perché dopo sono riusciti a fare un’ottima programmazione e ciò ha conseguito prima alla vittoria finale in terza serie, poi arrivare dopo quattro anni in coppa Uefa, passando per un nuovo trionfo in cadetteria insieme a rivali del calibro di Juventus e Genoa.”

Hai indossato al Napoli la numero 10, appartenuto all’idolo dei tifosi azzurri. Ci racconti le sensazioni e le emozioni che si provano nel portare quel numero al San Paolo?

“È stata una soddisfazione ed un grande onore indossare la maglia di Diego Armando Maradona, il calciatore più forte al mondo. Mi tengo stretto questo ricordo. Portarla a casa non è neanche stato semplice, perché è ormai noto che i tifosi Azzurri vedono solo la numero 10, ed hanno, giustamente, le loro ragioni.”

Segui ancora il Napoli? Cosa può realmente auspicare il club da questa stagione?

“La società è stata fenomenale in questi anni, ha sbagliato davvero poco ed cresciuta molto ultimamente. A mio avviso ha fatto un ottimo mercato, confermando l’intero organico e puntellandolo con qualche innesto. Questo per i Partenopei potrebbe essere l’anno buono, grazie anche all’esperienza e la consapevolezza che il club ha acquisito.”

La tua carriera è poi proseguita tra le fila della Juve Stabia. La società vuole riconquistare la cadetteria che lo scorso anno ha sfiorato nei play off. Cosa manca secondo te per il salto di categoria?

“Ogni campionato è difficile perché è solo una squadra a vincere e ciò testimonia anche la bravura che abbiamo avuto al Napoli. Per raggiungere certi traguardi devono coesistere tante componenti. In primis lo spogliatoio, che è il 50% del risultato, accostato ad una buona dose di fortuna.”

Hai militato in molteplici società, tra cui Fidelis Andria e Casertana che si affronteranno sabato in terra pugliese. Cosa puoi dirci sulle due squadre?

“Tengo a precisare che a Caserta sono rimasto circa un mese e mezzo a causa di qualche problema da parte della società. Posso dire che le reputo due ottime compagini, ma vedo leggermente favorita la Casertana. Come tutte le partite di Serie C sarà equilibrata ed aggressiva, e come molto spesso accade, la porterà a casa chi sarà più fortunato a sbloccarla.”

Sei stato un esterno offensivo in serie C di sicuro affidamento, militando anche in top club del terzo campionato. Nell’attuale serie C o la scorsa Lega Pro, chi credi possa essere il nuovo Capparella?

“Negli ultimi anni non ho seguito la Lega Pro, se non qualche risultato. Guardo molto il settore giovanile anche perché ho aperto da tre anni una scuola di tecnica individuale (la K7 ndr), e lavoro tanto con i ragazzi a crescere su questo aspetto, poiché tante società non curano più i settori giovanili, conseguendo un abbassamento del livello.”

Hai da poco intrapreso la carriera da allenatore. Quale società ti piacerebbe allenare? Ti vedresti tra qualche anno su una panchina di un club prestigioso che lotta per lo scudetto o disputa la Champions?

“Avrei piacere ad allenare tutte le società in cui ho giocato, anche perché sono tutte nei professionisti. Bisogna però poi vedere quale club ti dia fiducia. La vedo molto difficile. Qualora arrivasse una chiamata da una squadra importante, con un bel progetto, che ben venga. Mi piace molto allenare e sto facendo tanta esperienza, anche perché la gavetta è fondamentale per migliorare sotto tanti fattori. Dalla gestione dei calciatori agli allenamenti. Sognare una panchina di un club prestigioso è normale, ma ad ora lo si può solo immaginare, perché c’è la consapevolezza che per allenare una squadra di prim’ordine deve esserci tanto lavoro alle spalle, anche per gestire un campione. La gestione di un top player non è facile, ma a volte è più intricata la conduzione di un calciatore militante in serie D. Allenare nei dilettanti mi ha fatto maturare, facendomi comprendere anche come sia tortuoso il compito del mister. Per vincere è fondamentale anche trovare la giusta situazione, avere a disposizione un ottimo staff pronto ad aiutarti nelle difficoltà ed una società alle spalle che ti sostenga.”