Castellammare. Vozza saluta il consiglio: la sua lettera di dimissioni


Castellammare di Stabia. Salvatore Vozza, durante il consiglio comunale celebrato ieri a Palazzo Farnese, ha rassegnato le sue dimissioni dal ruolo di consigliere comunale. Lo ha fatto leggendo una lunga lettera durante il suo intervento. Un intervento ascoltato con grande attenzione da tutti i presenti, conclusosi con un grande applauso. Ecco la sua lettera:

“La mia decisione di dare le dimissioni dalla carica di consigliere risale già ad un paio di mesi fa ma,
nel rispetto profondo dell’assemblea eletta dai cittadini e dei Consiglieri che la compongono, ho
atteso la convocazione del Consiglio Comunale per consegnarle.
Il mio non è un ripensamento circa gli impegni assunti nei confronti della mia città e nemmeno una
fuga dall’impegno politico. È però in me maturata la convinzione di dover prendere una pausa di
riflessione rispetto al lavoro serio e scrupoloso che è richiesto a chi ricopre un incarico elettivo, in
particolare in questo momento così complicato per la vita politica non solo delle comunità del
nostro Paese, si pensi al voto di domenica in Lombardia e in Veneto, ma dell’Europa tutta, cito –
per fare solo un esempio – il difficile passaggio che sta vivendo la Spagna.
Inoltre mi lascia sgomento il vedere come problemi veri – quali la preoccupazione su ciò ci riserva
il futuro (in particolare per i nostri giovani), il bisogno di sicurezza, la mancanza di lavoro, temi
complessi e drammatici come quelli dell’ immigrazione e del terrorismo – stiano diventando
occasione e argomento per alcuni per costruirsi consenso politico, prospettando una dimensione
sempre più ristretta, come condizione indispensabile per potersi difendere e tutelare dai rischi
esterni; quasi contrapponendo questa localistica dimensione, ai problemi e anche alle sfide che lo
scenario globale si porta dietro: la ricchezza e le risorse del pianeta in mano a pochi, la nuova
frontiera dei diritti, dell’economia circolare, dell’ambiente.
Nel suo ultimo saggio Retrotopia Zygmunt Bauman scrive: «è un’epoca in cui il futuro si
presenta sempre più incerto e minaccioso, lasciandoci in balia di un presente in cui – crollati tutti i
progetti collettivi – l’idea di progresso si è completamente privatizzata». Ebbene, io sono convito, e
per questa ragione ho fatto un accenno a questi temi, che è dalle realtà in cui operiamo che siamo
chiamati a combattere queste tendenze, a creare nuova fiducia, partecipazione, a indicare la
prospettiva di un futuro migliore.
È la sfida che ha di fronte la politica per rinnovarsi; ed è anche la sfida di governo cui ci chiama
Castellammare.
I problemi della nostra città li conosciamo tutti, sappiamo che hanno, in alcuni casi, radici antiche;
nascono da percorsi complessi causati anche da scelte nazionali, regionali (per Fincantieri, Terme,
fiume Sarno ad esempio è così), insieme – però – con errori commessi da noi, anche da chi come
me ha avuto l’onore di fare il Sindaco.
E nascono però anche da una visione della politica e da un modo di costruire le coalizioni, che
punta a mettere assieme tutto il possibile pur di vincere, in un’ottica in cui si finisce per
considerare il programma di governo e gli obiettivi da raggiungere aspetti secondari.
Anche a causa di tutto ciò la città ha vissuto e ancora rischia di vivere una fase non breve
d’instabilità.
Ne parlo per aver guidato nel 2005 una coalizione ampia che aveva alcuni di questi limiti iniziali e
che mi hanno portato a provare le difficoltà e la fatica delle continue mediazioni. Sono
considerazioni che non ho tenuto nascosto, rendendole pubbliche in alcune lettere, e che hanno
rappresentato il leit motiv principale che mi ha guidato quando in occasione degli appuntamenti
elettorali cui ho partecipato, bisognava costruire il programma, definire coalizione aperte e non
fotocopia degli schieramenti nazionali, ed – in quest’ottica – a scegliere in anticipo la squadra di
governo.
Non aver vinto non mi ha fatto certamente piacere, ma sono ancora convinto che quella indicata,
per chiunque si candidi a rappresentare una comunità, sia una strada da non abbandonare.
E forse bisognerebbe metter mano, dopo oltre 25 anni, alla stessa legge per l’elezione diretta dei
Sindaci, per correggerne distorsioni e limiti e dare nuovo impulso al ruolo del Sindaco e dello
stesso Consiglio Comunale.
È per l’esistenza di temi così complessi, come ho scritto all’inizio, che vivo il mio personale
sentimento d’inadeguatezza a comprendere le dinamiche politiche che sono emerse anche nella
vita di questo Consiglio, ma anche e soprattutto perché in questi mesi non siamo riusciti ad
ascoltarci, a parlare, a confrontarci sulle diverse opzioni in campo.
Sono ancora convinto che la sfida per dare una prospettiva alla nostra città passi per la capacità di
coinvolgere l’insieme delle forze presenti in consiglio, senza alterare i ruoli sanciti dal voto, le
tantissime energie che la città possiede in tanti campi, ma che si debba farlo su un progetto e un
programma chiaro, realistico, con obiettivi concreti realizzabili attraverso pratiche di buona
politica e trasparenza in tutti gli atti di governo.
Castellammare ce la può fare!
Sono certo che l’ingresso in Consiglio di Michele Starace rappresenti un fatto positivo, si tratta di
un giovane e bravo professionista che porterà in quest’aula anche l’esperienza politica maturata e
fatta d’impegno svolto con serietà e capacità. Con Alessandro Zingone rappresenteranno come
gruppo “Per Castellammare” un riferimento solido non solo per gli elettori che hanno sostenuto il
nostro progetto, ma per l’intera città.
Non entro nel merito degli argomenti che oggi sono stati trattati, sarebbe scorretto farlo.
Vorrei solo sottolineare che dall’opposizione abbiamo provato a dare un contributo, a
rappresentare uno stimolo positivo, a tenere sempre ben presente le condizioni della città e di non
aver mai giocato allo sfascio, alla “politica” del tanto peggio, tanto meglio.
E tuttavia, devo sottolineare che anche quando le opposizioni hanno avanzato proposte, idee, la
cosa che più ha fatto rumore non è stata l’asprezza dei toni alti dello scontro, bensì, il più delle
volte, quelli bassi dovuti al silenzio e all’assenza.
È prevalsa una sorta di regia rigida tesa ogni volta a rimarcare distanze e la convinzione che le
proposte buone e da approvare non potessero che provenire dalla maggioranza.
Non si può certamente accusare l’opposizione di aver disertato le riunioni del Consiglio o quelle
delle Commissioni; per ciò che mi riguarda alle 26-27 riunioni della commissione Urbanistica
penso di essermi assentato non più di 2- 3 volte.
Allego – a futura memoria – alle mie dimissioni, solo un parziale bilancio – e della parzialità mi
scuso con i consiglieri d’opposizione – delle proposte e delle iniziative messe in campo in questi
mesi. Penso si tratti di un contributo delle opposizioni non demagogico e certamente non ispirato
dalla voglia di creare false contrapposizioni per poi nascondersi sempre e solo dietro ai NO.
Davvero voglio ringraziare i gruppi di opposizione per il lavoro fatto.
Tengo a ribadire che sono semplicemente queste che ho provato ad illustrare le
motivazioni alla base delle mie dimissioni; niente a che vedere con le fantasiose ricostruzioni che
ho ascoltato e letto, mentre tralascio di menzionare quelle cattive: finiranno come tante volte è
avvenuto nel posto che meritano.
Questa è anche l’occasione per salutare il Presidente del Consiglio , i consiglieri di maggioranza , la
giunta, i mesi passati in Consiglio mi hanno consentito di vivere un’esperienza umana importante,
e per ringraziare i dirigenti e i dipendenti che si sono prodigati per agevolare il nostro compito.
Al Sindaco più di tutti, per la responsabilità che porta sulle spalle, e anche per i rapporti di amicizia
che abbiamo costruito nel periodo in cui siamo stati all’opposizione nel 2010, auguro buon lavoro.
Buon lavoro a tutti”.
Grazie ancora
Salvatore Vozza