Verso Parma-Avellino, parla Tonino Sorrentino: “Se Parma è il cuore, Avellino è come una seconda pelle”


Parma – Avellino, il match in programma nella prossima giornata del campionato di Serie B, valido per la 12a giornata, non è una partita come le altre, soprattutto per Tonino Sorrentino classe 1985 ex calciatore di Parma ed Avellino che ha rilasciato un’ intervista esclusiva alla nostra redazione. L’ex attaccante fu costretto, a causa di un incedente stradale, a lasciare il calcio a soli 27 anni. Ma prima di quel giorno sfortunato, Tonino riuscì ad esordire e segnare una doppietta in una partita europea con la maglia del Parma, e sempre con gli emiliani esordì in Serie A siglando la sua unica rete contro il Bologna. Grandi emozioni ma non comparabili all’amore che nutre nei confronti della sua famiglia, in particolare suo figlio.
Nel mondo del calcio, agli inizi degli anni 2000, Tonino Sorrentino era considerato uno dei migliori talenti emergenti. Purtroppo, le attese non sono state rispettate per uno sfortunato incidente stradale, che ha portato all’interruzione della tua carriera a soli 27 anni. Senza quel maledetto incidente, a che livelli avresti giocato?
“Diciamo che già prima dell’incidente, le chance per poter ambire a campionati prestigiosi le avevo già sprecate. Senza la sciagura avrei comunque proseguito la mia carriera in serie C. La caduta dal quad ha fatto finire prematuramente il mio percorso da calciatore, ma già precedentemente ci sono state altre faccende tra cui una rotura al legamento crociato ed un infortunio al malleolo peroneale. Il meglio avrei dovuto darlo tra i 20 e 23 anni, ma non è andata secondo le attese”.
La tua carriera ha inizio tra le fila del Parma. Hai avuto il merito di esordire e di andare a segno in una partita di Coppa Uefa contro il Salisburgo. Quali gioie ed emozioni ti ha recato quel momento così importante per te?
“Le gioie sono tante. Io ho lasciato il mio paese e la mia casa all’età di undici anni ed ho militato in quasi tutte le categorie giovanili con la maglia del Parma. Fare un esordio in una competizione internazionale abbastanza importante e riuscire a siglare due gol è il coronamento di tanti sacrifici, perché è in quel momento che ti rendi conto di quanto hai dato. In molti credono che fare il calciatore professionista sia affar semplice, ma non è così. Abbandonare la famiglia e gli amici per giocare a calcio e studiare contemporaneamente , vivendo la sofferenza del distacco dai propri cari, è dura. La doppietta ha ripagato me e i miei cari di tante privazioni”.
Dopo il fallimento, il Parma è riuscito in poco tempo a tornare nel calcio che conta. E nell’ultima sede di calciomercato la società ha investito ingenti somme di denaro per preparare al meglio la stagione in cadetteria. Ad oggi, secondo te i ” Ducali possono aspirare ad uno storico triplo salto dalla serie D alla serie A?
“Credo di si. La serie B, per la storia di Parma, va stretta, sia per il club che per la città. Parma per me rappresenta il cuore. Per aver vestito quella maglia e difeso quei colori, non posso far altro che sperare in una nuova promozione”.
Da Avellinese hai avuto l’onere e l’onore di indossare la casacca biancoverde. Cosa si prova a difendere i colori sociali della propria città?
“Se Parma è il cuore, Avellino è il sangue. La maglia biancoverde è stata come una seconda pelle. Per affezionarsi ad una squadra o ad una tifoseria, a volte, si impiegano anni. Nonostante la travagliata stagione che attraversammo, ho provato sin da subito emozioni straordinarie, che mai più nella mia carriera, con altre maglie, ho vissuto”.
L’Avellino è in serie B ormai da tanti anni e quest’anno ha allestito una squadra interessante. Secondo te i “Lupi” possono ambire ad un traguardo più allettante di una semplice salvezza?
“La serie B è un campionato molto strano, sul quale incidono tanti fattori. L’Avellino ha a disposizione un attacco importante per la categoria, con Ardemagni e Castaldo, che può essere determinante. La cadetteria è un campionato lungo, dove anche la fortuna, spesso, può aiutare. Per il progetto che la società sta attuando, magari tra qualche anno i Lupi saranno ancora più pronti. La cosa da sottolineare è che il club è sulla strada giusta e che, alla lunga, porterà a dei risultati”.
Nel prossimo turno di campionato vedrà contrapporsi proprio Parma e Avellino. Cosa ti aspetti da questa partita? E quale potrebbe essere la chiave tattica per portare a casa i tre punti?
“Sono due squadre che giocano un bel calcio e concedono molto, dunque mi aspetto una partita importante. Ripeto, in serie B la differenza la fanno gli attaccanti. Vincerà chi si farà trovare più pronto, in quel momento, in zona gol”.
Un ultimo cenno sulla serie B. Una classifica così corta ed equilibrata non si vedeva da tantissimi anni. Pensi che, in cadetteria, sia aumentata la competitività o al contrario il livello generale del campionato sia diminuito?
“Il discorso della definizione di qualità lo farei più per la serie A, perché in massima serie il distacco per livello di quattro/cinque squadre è molto più evidente rispetto alle altre. In serie B, a parte Palermo, Frosinone e forse l’Empoli che a mio parere diranno sicuramente la loro e si giocheranno la promozione, tra le restanti, in tante potranno guadagnarsi una chance ai playoff. In cadetteria sono molti i calciatori che fanno bene e che riescono poi a mettersi in evidenza per palcoscenici più prestigiosi”.
Passiamo al campionato di serie A. Attualmente la classifica annovera tra i primi tre posti Napoli, Inter e Juventus. Saranno questi i tre club a giocarsi lo scudetto fino alla fine o potremmo aspettarci qualche sorpresa come Roma e Lazio? E quali potrebbero essere i fattori decisivi che decreteranno la vittoria finale?
“A mio parere, la corsa scudetto sarà tra Napoli e Juventus. L’Inter potrebbe dire la sua in questa stagione anche grazie all’approdo in panchina di un allenatore estremamente bravo come Luciano Spalletti. I Nerazzurri, insieme alla Roma, potranno essere le outsider.
Attualmente vedo la Juventus più attrezzata rispetto al Napoli, a causa del nuovo infortunio di Milik. Molto dipenderà dal mercato di gennaio. Lavorando su tre competizioni, i Partenopei avranno bisogno di un’altra punta centrale per essere competitivi, che potrà aiutare Mertens a rifiatare”.
Proprio pochi giorni fa, al San Paolo si è disputato il primo scontro diretto per lo scudetto, tra Napoli e Inter. Il match ha messo in evidenza tutti i punti di forza delle due formazioni: il bel gioco e la tecnica dei partenopei contro la pragmaticità e la fase difensiva dei nerazzurri. E’ questa la partita che rappresenta attualmente al meglio il calcio italiano?
“L’Inter a Napoli ha fatto la partita che doveva fare e con un pizzico di fortuna ha portato a casa un punto. Gli Azzurri in questo momento giocano un calcio tra i migliori del mondo.
Credo che sia questa la partita che abbia rappresentato il calcio italiano, anche se i Partenopei hanno uno stile di gioco non tipicamente nostrano, in quanto in Italia si è sempre puntato storicamente sul catenaccio e contropiede. I Nerazzurri sono una squadra fisica che si basa sulle accelerazioni improvvise e che può annoverare nei propri ranghi il centravanti più forte al mondo, Mauro Icardi. A livello di concetto, è l’Inter, attualmente, la massima espressione del calcio nei nostri confini”.
Per finire, quali sono i progetti futuri che hai in mente? Hai ancora interesse di avere un ruolo importante nel mondo del calcio?
“No, assolutamente no. I miei progetti futuri nel calcio sono di seguire le partite di mio figlio, nella speranza che anche lui diventi calciatore, seguire l’Inter per la quale tifo e sostenere l’Avellino nella speranza che ottenga qualcosa in più della salvezza. Tutto questo è frutto dell’evento traumatico che mi ha portato via dal calcio. Vivere questo sport nuovamente in prima persona mi provocherebbe solo altro dolore. Il colpo non è stato ancora totalmente superato”.

Antonio Carlino – Antonio Citarelli