Castellammare. Riconsegnata alla città la chiesa di Porto Salvo. Don Salvatore: ‘’Si realizza un sogno che unisce la comunità’’ (FOTOGALLERY)


Castellammare di Stabia. “Oggi è solo l’inizio di un lungo cammino, non la fine di un percorso”. E’ con queste parole che don Pasquale Vanacore, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, da inizio alla solenne celebrazione eucaristica di apertura della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Tantissimi i fedeli stabiesi accorsi questa sera in uno dei centri di culto più antichi e prestigiosi della città delle acque. Presente anche una delegazione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, gruppo stabiese Medaglia d’Oro al Valor Militare Luigi Longobardi, guidato dal suo energico presidente Aldo Verdoliva. Tantissima era la gioia di riappropriarsi di un luogo che rappresenta non un centro di culto, ma l’essenza della tradizione stabiese: la città che vive per il mare, la città capitale della marittimità e della marineria, sede del cantiere navale più antico d’Europa patria illustre di navi storiche tra cui l’Amerigo Vespucci. Originariamente la chiesa era dedicata all’Annunziata del Molo: costruita nel 1580 sul molo del porto di Castellammare, al suo interno era venerato il quadro della Madonna di Portosalvo. Nel 1793, per far spazio ai cantieri navali, venne abbattuta. Nel 1834, per volere della confraternita dei Marinai fu edificata una nuova chiesa ponendo sull’altare maggiore il quadro della Vergine: il tempio prese il nome di Santa Maria di Portosalvo. Nel corso degli anni la struttura non ha subito particolari rifacimenti ma per via di criticità strutturali è stata dichiarata inagibile e chiusa e quindi inaccessibile, per circa più di dieci anni. L’interno è a navata unica con due cappelli laterali ed un altare maggiore sul quale è posto il quadro della Madonna di Portosalvo, spostato nella cattedrale e riportato finalmente nella sua naturale sede: si tratta di una tela del ‘500 che rappresenta una Madonna con in braccio il Bambino Gesù ed ai suoi piedi, in segno di protezione, Castellammare di Stabia come si presentava nel XVI secolo: si tratta della più antica rappresentazione esistente della città stabiese. Nell’abside semicircolare diviso in tre sezioni si aprono tre finestre e quella centrale è decorata con maioliche che riprendono il quadro della Madonna; all’esterno dell’abside si trova una vasca che raccoglie le acque di una sorgente, che proprio per la vicinanza con la chiesa prende il nome di acqua della Madonna. Una riapertura attesa da più di un decennio che finalmente fa gioire un’intera comunità. Un epilogo dolce, ma più di epilogo si può parlare di inizio così per dirla come i tanti sacerdoti accorsi alla celebrazione eucaristica. E’ solo l’inizio di una nuova avventura, quella del restauro dell’antico luogo di culto, con la speranza che siano in molti ad aiutare e a voler il ritorno agli antichi splendori di quello che rappresenta il luogo per eccellenza della tradizione stabiese.
“È un inizio ciò che abbiamo celebrato stasera, e che inizio…non era possibile che alla città di Castellammare si sottraesse un gioiello così bello come è la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo – afferma don Salvatore Abagnale, parroco dello Spirito Santo. Chiusa da più di trent’anni, quasi più nessuno credeva che si potesse riaprire. E invece? E invece eccoci qui con gli occhi pieni di gioia e di gratitudine perché si realizza un sogno, un sogno che unisce tante persone di tutta la città. Porto Salvo – continua il sacerdote – deve ritornare ad essere la Chiesa che brilla della luce del mare la stessa luce che ha aperto il cuore e la mente di generazioni di persone che con umiltà hanno reso il centro storico di Castellammare di Stabia un cuore pulsante di cultura, di lavoro, di vivibilità. Ringrazio Dio – conclude – perché ancora oggi invia uomini e donne, come le suore Alcantarine e l’architetto Flavio Morvillo, capaci di dare speranza, con gesti concreti, a chi non spera più in un centro storico luminoso, com’è luminoso Dio”.
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Ivan Guida

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