Il disfattismo attorno al Napoli è assurdo: la squadra merita ben altro


70 punti in 28 partite. Potenziali 100 punti a fine campionato. Un gioco incredibilmente spumeggiante, con tanto di complimenti da parte dei migliori allenatori del mondo, con in prima fila Pep Guardiola. Ma su Napoli e sul Napoli da qualche settimana è calato un disfattismo a livelli cosmici, una negatività tra gli addetti ai lavori ma soprattutto tra i tifosi incredibile che non ha alcun senso. Tifosi che sembrano essersi arresi all’idea di un altro anno “fallimentare”, da secondi alle spalle del peggior nemico(sui vari social piovono critiche a destra e a manca). Critiche che sono per certi versi giuste, alle società che non ha rinforzato la squadra a gennaio e a Sarri per il suo integralismo tattico e per le poche rotazioni(si, anche Sarri ha dei limiti e non è perfetto). Ma parliamoci chiaro, contro un avversario che non si ferma mai, che vince anche quando non calcia in porta o segna in modo fortuito e con la rosa a disposizione che ha Allegri(non è voler sminuire il campionato della Juventus, che a livello di numeri sta facendo meglio di tutti gli altri scudetti vinti), è maledettamente ingiusto attaccare e crocifiggere una squadra che sta compiendo un vero e proprio miracolo sportivo tenendo in vita un campionato che normalmente sarebbe stato chiuso a dicembre.
Detto ciò, il campionato non è per niente chiuso. La Juventus pur vincendo la partita di recupero contro l’Atalanta andrebbe a +4 sul Napoli, ma con lo scontro diretto da giocare e con un rush finale per i bianconeri molto complicato con la trasferta di Milano e Roma contro Inter e giallorossi e soprattutto con eventuali notti europee, niente è segnato. Chi lo ha detto che la Juventus non perderà più nessun punto? Chi lo ha detto che il Napoli non potrebbe uscire dallo Stadium con i tre punti? Il calo degli Azzurri c’è stato ed è palese, soprattutto dal punto di vista psicologico più che fisico o tecnico-tattico. Ma nulla è perduto e questo pessimismo leopardiano non fa bene ad un ambiente che storicamente non è abituato a reggere la pressione, non è abituato a vincere. L’alta quota è difficile da gestire, soprattutto quando alle spalle ci sono degli “animali”affamati come i bianconeri, ancor peggio quando poi gli attacchi più beceri arrivano dall’interno e non dall’esterno. Perché il mondo apprezza il Napoli in tutte le sue forme, ma una parte dei napoletani sta pian piano “tradendo” la causa arrendendosi due mesi prima della fine del campionato. La crescita di una squadra, di una società, passa anche attraverso la crescita costante dell’ambiente che la circonda.

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