Castellammare. Una messa in ricordo di don Bartolo alla chiesa di Sant’Antonio


Castellammare di Stabia. Ad un anno dalla sua scomparsa, sarà ricordato con una messa di suffragio nella chiesa Sant’Antonio di Padova, (dove per anni ha officiato la messa insieme all’ex parroco don Paolo Cecere) alle 19.30, sabato 21 aprile e con una serata dedicata ai progetti in Burkina Faso che per anni ha seguito come presidente dell’associazione Bartolomeo Petrucci. Don Bartolo del Gaudio, sacerdote che per anni ha vissuto fra l’Italia e l’estero, sarà ricordato così da quanti l’hanno conosciuto e seguito come pastore. Dai volontari che adesso proseguono le attività in Africa, agli amici, familiari e figli spirituali che vedevano in lui un pastore pieno di Spirito Santo, oltre che uno straordinario oratore e uomo di cultura. Tanti i progetti realizzati e in via di definizione a 12 mesi dalla sua morte, come spiega Enzo Guida, volontario e presidente, oggi, della onlus stabiese. “E’ stato difficile continuare senza don Bartolo-spiega l’uomo-era un faro ed un punto di riferimento per tutti noi. Ma siamo riusciti a sistemare un’aula nel villaggio di Zurma, che può ospitare fino ad 80 bambini. Insieme allo chateau d’eau condiviso con la famiglia Zagre. La cisterna-aggiunge Guida-assicurerà una riserva di acqua di ben 10 mila litri, non solo per la nostra Casa famiglia ma anche per coloro che vivono in zona. Don Bartolo sono sicuro prega per noi dal cielo”. Ma le opere nel nome di don Bartolo, è il caso di dire, senza risultare blasfemi, continueranno a dicembre anche con l’intitolazione del liceo al suo padre spirituale italiano, istituendo due borse di studio per la formazione dei giovani del posto. Un ponte di solidarietà che prosegue grazie all’entusiasmo, alla passione ed alla fede dei volontari dell’associazione, orfani di un presidente sacerdote umile, tenace ed aperto all’accoglienza dei migranti, ma anche convinto, come lui stesso ripeteva sempre, che la povertà e la fuga dai paesi in via di sviluppo poteva risolversi solo con progetti ed attività nei paesi d’origine dei popoli disperati del Sud del mondo da una parte e con l’aiuto pacifico delle altre nazioni cosiddette ricche.

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