Gracias Andrés: Iniesta saluta il suo Barcellona, il calcio mondiale ringrazia per il ventennio di giocate magiche


Andres Iniesta Lujàn, meglio conosciuto come Don Andres, quest’oggi ha annunciato il suo addio al club che lo ha lanciato e reso probabilmente il centrocampista più forte degli ultimi 30 anni se non di sempre. Iniesta saluta il Barcellona e lo fa con le lacrime agli occhi. Lascia la sua casa, ovvero un pezzo di terreno del Camp Nou, il quale adesso sarà calpestato da altri ma mai nessuno potrà danzare con la palla tra i piedi come ha fatto quel piccolo genio del calcio.
Iniesta ha giocato solo con una sola maglia, e di conseguenza da 20 anni a questa parte ha avuti tanti avversari ma sempre e solo nei novanti di gioco. Per il resto della sua vita, lo spagnolo è sempre stato amato da tutti, suoi tifosi e non. Addetti ai lavori o dirigenti di altre squadre. Ha vinto tutto sia con il Barça che con la maglia della sua nazionale. Tutto tranne il riconoscimento individuale più importante: il pallone d’oro, che probabilmente avrebbe meritato più di tutti (insieme a Milito) di vincere nel 2010 quando alzò la Coppa del Mondo segnando il gol decisivo nei tempi supplementari contro l’Olonda nella finalissima del mondiale sudafricano. Ma France Football, la nota rivista sportiva francese famosa per aver curato per tantissimi anni le edizioni del Pallone d’Oro, si è voluta scusare pubblicamente con l’asso spagnolo per non avergli mai dato questo premio che tanto meritava.
Non è mai stato un problema questo. Tanti giocatori nel corso delle loro gloriose carriere non hanno mai alzato al cielo questo riconoscimento pur magari meritandolo. Andres è andato avanti e ha dimostrato anno dopo anno che non c’è bisogno di ricevere un oggetto per essere definito il migliore. Lui lo ha fatto mandando in gol innumerevoli volte i suoi compagni, lo ha fatto dribblando come birilli i suoi poveri avversari, e lo ha fatto soprattutto portando trofei alla sua squadra del cuore, non prendendosi nemmeno tutti i meriti perché spesso il suo amico fraterno Messi gli ha rubato la scena. E’ la dura legge di un centrocampista nato con i piedi fatati ma che di gol ne ha segnati sempre pochi. E in uno sport come il calcio, a volte ingiusto c’è da sottolineare, gli elogi più importanti vanno ai goleador e non a chi ha effettuato il passaggio decisivo.
Non si sa se Iniesta chiuderà la sua carriera o vorrà provare una nuova esperienza come fece Xavi tre anni fa. Di sicuro il calcio mondiale sta per perdere tanto, sta per perdere un fenomeno. L’etichetta “genio e sgregolatezza” non appartiene e non è mai appartenuta a uno come lui. Iniesta era solo genio. Iniesta è stato il calcio nella sua forma più sottile. Gracias Don Andres.

Queste le sue parole nella conferenza stampa di poche ore fa:

“Voglio rendere pubblica la decisione che questa sarà la mia ultima stagione al Barcellona. È stata una scelta molto ragionata, ci ho pensato a lungo sia da un punto di vista personale che familiare. So che vuol dire essere giocatore di questa squadra dopo averci trascorso 22 anni, so che significa giocare qui anno dopo anno, esserne il capitano e le responsabilità che ne derivano. Per questo, devo essere onesto con me stesso e con il club che mi ha dato tutto: non potrò dare il meglio di me, né a livello fisico né a livello mentale. Se avessi dovuto pensare di chiudere la mia carriera qui, avrei voluto farlo proprio così, rimanendo titolare e in una squadra in corsa per vincere trofei. È un giorno molto difficile per me perché dico addio alla mia casa e a parte della mia vita”. “Voglio ringraziare il club e la Masia quello che sono oggi, come uomo e come calciatore, è merito loro. Grazie ai miei compagni, a tutta la gente che è stata con noi giorno per giorno, stagione dopo stagione. Sono queste le cose che mi hanno reso migliore. Grazie alla mia famiglia, a mia moglie che mi ha regalato i tre tesori più importanti della mia vita. Grazie veramente a tutti, perché mi avete fatto crescere sportivamente e personalmente”. “Mi sento orgoglioso e in pace con me stesso, il mio unico obiettivo era trionfare con questo club e l’ho raggiunto. Ho sempre cercato di rappresentare il Barcellona nel modo migliore possibile, dentro e fuori dal campo. Ho vissuto tanti momenti magici, ma nessuno è come il giorno del debutto con la prima squadra”. “Ho parlato con i compagni, i dirigenti e l’allenatore. Dire addio a tutto questo non è assolutamente facile. Il giorno che rinnovai ringraziai il club per aver lasciato scegliere a me ogni stagione se proseguire o meno. La società mi ha dato fiducia perché sapeva che sono una persona onesta, con se stessa e con gli altri”. “L’unica cosa che so per certo è che non potrei mai competere contro la mia squadra e quindi tutti gli scenari che non siano in Europa sono fattibili. A fine stagione o quando sarà, sapremo cosa scegliere”. “Le scuse di France Football? Non saprei che dire, non ho nessun tormento per non aver vinto un Pallone d’Oro, ma fu meraviglioso essere lì con altri due compagni di squadra e la mia percezione del calcio non sarebbe cambiata se l’avessi vinto io. Chiaramente i premi piacciono a tutti, ma non ha fatto tutta questa differenza”. “Il calcio e la vita continuano, l’importante è scegliere bene il momento per dire ‘va bene così’. Mi piacerebbe essere ricordato come un gran calciatore e una bella persona. Alla fine il calcio passa, ma le persone restano”. “Messi? È stato un onore e un privilegio poter condividere lo spogliatoio con lui, penso che non al momento non c’è un altro giocatore come lui e credo proprio che sia difficile che ce ne sarà mai uno. Leo è parte fondamentale di questa squadra e per me aver lottato con lui tanto tempo è stato unico e magico”.

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