Castellammare . L’ex vicesindaco Pesenti interviene su Terme di Stabia


In ordine al tourbillon politico che in questi giorni si sta levando sul bando afferente la manifestazione d’interesse per l’affidamento in gestione del complesso delle Nuove e Antiche Terme, andato deserto, senza voler polemizzare e al fine di riportare nell’alveo della verità fattuale, della correttezza e dell’etica politica la presente vicenda, ad oggi colorata da numerose inesattezze tecniche o utilizzata come requiem da ex politici o ancora strumentalizzata per demagogiche propagande elettorali, mi è doveroso precisare quanto segue.
Innanzitutto, a mio sommesso avviso, credo che tutti noi dobbiamo far nostro e portare rispetto per il dramma sociale e personale che, ormai da troppo tempo, decine di famiglie stabiesi e di lavoratori del comparto termale stanno vivendo sulla propria pelle per la perdita del lavoro e con essi la Città tutta che si ritrova ancora nella invereconda condizione di non poter sfruttare e valorizzare una delle sue più importanti e caratteristiche risorse quali le Terme.
Ebbene, la cosiddetta delibera “Salva Sint”, ad estensione e firma dello scrivente, altro non era che un “atto di ricognizione straordinaria delle partecipazioni” possedute dal Comune di Castellammare di Stabia, dovuto e imposto a tutti gli Enti Pubblici dall’art. 24 del D.Lgs 175/2016 cd. T.U.S.P. (Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica), che va a disciplinare, riformandola, la possibilità per gli Enti Locali e Pubblici di poter mantenere o meno delle partecipazioni societarie sulla base di una serie di parametri e valutazioni tecniche e di merito dalla stessa puntualmente previsti.
Tale normativa imponeva l’adozione del predetto provvedimento ricognitivo entro il termine ben preciso del 30 settembre del 2017 con la conseguenza che, l’eventuale ritardo o inerzia nell’adottarlo da parte dell’Amministrazione Pubblica, avrebbe determinato una serie di sanzioni, restrizioni e misure pregiudizievoli ai danni della società partecipata e dello stesso Ente inadempiente, in questo caso a danno del Comune di Castellammare.
Ciò posto, il sottoscritto, come noto, assumeva la carica di vicesindaco, con delega alle partecipate, solo in data 6 ottobre 2017, quindi in corso d’opera e ben oltre lo spirare del predetto termine imposto dal TUSP; mi sono quindi giocoforza ritrovato a dover far fronte ad una situazione d’emergenza, tecnica e temporale, nella quale già si erano consolidate alcune restrizioni tecniche imposte dalla Legge per essere spirato il termine del 30 settembre, con la partecipata Sint che aveva già provveduto a ricercare, mediante un bando pubblico, un advisor che si occupasse di predisporre un Piano Industriale che permettesse la valorizzazione del proprio compendio aziendale e ne scongiurasse la liquidazione o, peggio, un esiziale fallimento.
Pertanto e senza voler entrare in aspetti troppo tecnici, la suddetta delibera, che tra i suoi molteplici punti contempla e prevede anche la messa in liquidazione della SINT come residuale ratio che, è bene precisarlo per i non addetti ai lavori, è cosa diversa dal fallimento, ha quindi previsto in prima istanza il mantenimento della partecipazione e l’approvazione del Piano Industriale, formato da ben quattro sezioni oltre ad una indagine empirica del mercato di riferimento, redatto dall’Advisor Ri.For.Med. S.r.l., il cui gruppo di lavoro risultava composto da professionalità di primissimo ordine, su tutti dal prof. Salvatore Esposito De Falco, ordinario di Corporate Governance presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, il che dava ampie garanzie in ordine alla validità, sostenibilità e solidità del Piano sia dal punto di vista tecnico e amministrativo che da quello economico.
Orbene, alla luce di una serie di valutazioni tecnico amministrative e politiche, tutte ben illustrate e specificate nella parte motiva della proposta di delibera, lo scrivente proponeva al Consiglio Comunale di deliberare il mantenimento della partecipazione e di approvare il Piano Industriale nonché tutta una serie di provvedimenti a tutela dell’Ente stesso (tra l’altro garante di SINT in forza di una lettera di patronagè in

favore della Banca MPS di oltre 2.500.000 di Euro a garanzia di un mutuo ipotecario concesso nel 2006 a Sint).
Va posto l’accento, senza timore di smentita, sul fatto che le alternative imposte dalla vigente normativa erano solo ed esclusivamente le seguenti: porre immediatamente in liquidazione la Sint ovvero mantenere la partecipazione e dare a Sint un’ultima opportunità di rilancio sulla scorta di un Piano Industriale redatto da soggetti altamente qualificati, tertium non datur.
Mi preme sottolineare quindi che, al netto di tanto legittime quanto opinabili valutazioni di merito o di altre fantasiose ipotesi giuridicamente non percorribili e ribadendo che la delibera contiene già in sé tutte le misure e gli strumenti tecnico giuridici necessari per salvaguardare il rispetto della legge e l’integrità patrimoniale dell’Ente Comunale e della partecipata Sint S.p.a., anche in ordine alle eventuali azioni da intraprendere per il ristoro di eventuali danni subiti al suo compendio immobiliare anche nei confronti dalla decotta Terme di Stabia S.p.a., le scelte e gli strumenti posti in essere con la predetta delibera erano e sono, quantomeno da un punto di vista tecnico e formale, validi e ineccepibili, come dimostrato dal parere tecnico contabile favorevole espresso dal Dirigente al Settore Finanziario, dal Collegio dei revisori della Sint S.p.a. e del Comune e dalla stessa valutazione positiva espressa sulla stessa delibera dal Commissario Prefettizio il quale, difatti, ne ha dato e ne sta dando puntuale esecuzione.
Inoltre appare evidente e chi non lo ammette è sicuramente in mala fede che, dato il debole tessuto economico e imprenditoriale che ci circonda e la non semplice situazione ambientale che involge i nostri territori e che allontana sempre più gli investitori, il successo di un Bando di affidamento così importante, complicato e delicato risultasse già di per sé difficile con una Amministrazione Comunale politica alle spalle e in carica; ebbene la caduta dell’Amministrazione e il conseguente commissariamento del Comune, unitamente all’incertezza imposta dalla precarietà della situazione politica locale anche in vista delle imminenti elezioni che vedono contrapporsi schieramenti con idee diametralmente opposte in ordine al futuro del comparto termale stabiese, hanno inevitabilmente allontanato i potenziali investitori e sancito, purtroppo, l’insuccesso del bando.
Per concludere non posso che auspicare, da stabiese, che la prossima Amministrazione, che a breve si insedierà a palazzo Farnese, possa avere finalmente la forza e la solidità politica per portare avanti un serio e concreto piano di rilancio delle Antiche e delle Nuove Terme nonché della stessa ex Caserma Cristallina che, ad oggi, sono viste come problemi ma che, invece, rappresentano un valore ed una risorsa per la Città ed un importante volano per l’economia locale.