Gragnano. Offre ”fumoncello” dopo un pranzo, finisce a processo: assolto, non è stupefacente


Il procedimento per la formazione è online, semplice composto di pochissimi passaggi. Il fumoncello negli ultimi anni ha avuto un boom di richieste prima di registrare un calo vertiginoso tra i consumatori. Molto diffuso nei locali dei Monti Lattari e del Napoletano. Si tratta di un liquore che deriva da foglie di marijuana e infatti è chiamato anche marijuancello. . E’ un liquore fatto in casa alla base di foglie di marijuana ma secondo gli esperti può anche avere effetti collaterali. Bollitura delle foglie in alcool puro, un riposo che va da una settimana ad un mese, l’aggiunta di acqua e zucchero. Alla chiusura dell’intero processo, si ottiene un digestivo all’aroma di marijuana, ma “con un bassissimo tasso di Thc”, il tetraidrocannabinolo, il cosiddetto “principio attivo”. Dopo un pranzo un 20enne di Gragnano ne prende un bicchiere e sviene, così il proprietario del locale finisce a processo. “Ho perso i sensi con un bicchierino e mi sono sentito male. Il nostro amico l’ha chiamato fumoncello, di colore verde, un sorso e sono svenuto”. E’ il racconto di un giovane 20enne di Gragnano davanti al giudice monocratico di Torre Annunziata. Quel liquore è anche chiamato marijuancello ovvero la versione verde del limoncello diffuso soprattutto in costiera sorrentina. Dalle analisi tossicologiche del 20enne era emerso un alto tasso di principio attivo dello stupefacente nel sangue. Durante il dibattimento, però, la domanda a cui non è stata data risposta è se il principio attivo è arrivato proprio dal liquore. Una domanda senza risposta perché è stato analizzato solo il sangue del giovane 20enne della città della pasta e non il contenuto della bottiglia offerta dopo un pranzo. E così il fornitore del liquore è finito a processo per cessione di droga ma è stato assolto perché il fatto non sussiste. Questo liquore così come la marijuana da cui deriva resta nell’elenco dei prodotti sospesi tra la legalità e l’illegalità.