Juventus, Buffon: “Grazie a tutto il popolo bianconero. Settimana prossima deciderò il mio futuro”


Quest’oggi è stato un giorno triste per juventini e amanti del pallone, Gigi Buffon ha annunciato il suo addio alla casacca bianconera e probabilmente al calcio giocato. Tutto si deciderà settimana prossima, dopo l’ultima partita in casa contro il Verona. In conferenza stampa, oggi, Buffon ha spiegato tutto per filo e per segno, senza lasciare nulla al caso. Presente anche il presidente Andrea Agnelli.
Prende la parola Agnelli: “Preferisco iniziare dai numeri: 639 partite di cui 284 cleen sheet (poi altri numeri, ndr). Gigi è ambizioso, leale, timido e sincero. E’ stato in paradiso, poi all’inferno, e poi ancora in paradiso. Il 2018 è stato un anno logorante. Speravamo di arrivare a Kiev. Invece, prima Italia-Svezia, poi l’infortunio e poi il finale rocambolesco in Champions a Madrid. Senza dimenticare il gol di Koulibaly che poteva rovinare la festa per il settimo scudetto. Gli eventi di quest’anno non possono cambiare gli eventi pianificati da tempo. Szczesny il prossimo anno difenderà la porta bianconera”.
Buffon: “Volevo ringraziare il presidente. Abbiamo sviluppato negli anni un rapporto unico, di condivisione, amicizia. Devo ringraziare anche voi giornalisti. E’ una giornata particolare e ricca di emozioni. Sabato sarà la mia ultima partita con la maglia della Juventus. Voglio finire con due vittorie importanti, con l’accompagnamento di Andrea, dei miei compagni e del tifo. Non volevo arrivare come un giocatore con il motore fuso. E per fortuna non è così, sono orgoglioso di questo. Voglio ringraziare la Juve: hanno preso nel 2001 un talento straordinario… sono di parte (sorride, ndr). Ma se questo talento è cresciuto e grazie alla Juve, che mi ha consacrato. Se a 40 anni sto qui è merito della Juventus. Grazie a una filosofia che ho fatto mia, che userò anche in futuro nel dopo-calcio. E’ l’unico modo che conosco per raggiungere risultati. Ho gettato il cuore oltre l’ostacolo, al di là dei soldi e di tutto il resto. E la ringrazierò per sempre”.
Sul futuro: “Sabato giocherò una partita. Questa è l’unica cosa certa. Andrea è un consigliere del quale non posso privarmi. Sono arrivate delle proposte e delle sfide stimolante, dentro il campo e fuori dal campo. La più prestigiosa fuori dal campo è arrivata proprio da Andrea Agnelli. La prossima settimana prenderò una decisione certa”.
Hai pensato che qualcosa potesse andare storto? “E’ stata una stagione con dei bassi clamorosi, e dei picchi incredibili. E tutto questo ha fatto in modo che la razionalità venisse meno. Ho avuto diverse perplessità, sicuramente dopo Juve-Napoli. Ma per l’ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile”.
Ancora sul futuro: “La prossima settimana deciderò. Ho fatto mio il modus operandi della Juve, e sono convinto che la Juve debba programmare il futuro. Sono stato giocatore bianconero per quasi vent’anni, sono il primo a capirlo. Per me l’importante era finire nel miglior modo possibile. Non dimentichiamo il valore di Szczesny, che è pari al mio”.
E’ la Juve più grande di sempre? “E’ certamente la più solida, la più testarda e la più continua”.
Ancora futuro, Italia: “Sono romanzate, come quelle di un ritorno al Parma. Ma nulla di più”.
Il momento più duro dal 2010? “No, è stata la svolta. In molti pensavano che Buffon avesse finito la sua carriera. Ho trovato dentro di me, anche grazie ai miei compagni, la forza di rendere unica questa carriera. Ho dovuto soffrire, sudare… anche se avessi già vinto un Mondiale. Per l’essenza della vita è quella: battersi per una sfida”.
Che sentimento vivi? “Vivo una grande gratificazione. Le sfide non mi hanno mai fatto paura”.
Ad Agnelli. Quale offerta a Buffon? “Si parla di un ruolo fuori dal campo. L’inizio è stato il prospettare un anno di seria formazione in termini di gestione di un club. Poi, si potrà capire quale sia la direzione più giusta”.
A Buffon: quale mestiere immagina per se stesso: “Sul fuori campo, un periodo di formazione credo sia giusto per capire quali siano gli interessi predominanti. E per comprendere quale sia l’indirizzo professionale da prendere”.
Addio anche a Nazionale: “Se Buffon è stato un problema tre mesi fa, pensiamo cosa sarebbe oggi. La Nazionale ha già dei grandi e giovani portieri che hanno da fare grandi esperienze”.
Cerchi un club per vincere la Champions: “No, si tratti di stimoli e sensazioni. Sono tante le riflessioni che dovrò fare. Sicuramente non sono uno che pensa che sia giusto finire la carriera in un campionato di terza o quarta fascia. Sono un animale da competizione”.
Vieni accostato a Fifa e Figc: “Mi inorgoglisce. Non voglio mai deludere però. Il giorno che avrò la certezza di voler intraprendere un certo percorso, lo farò con la voglia ricambiare la fiducia”.
Sulla squalifica di Madrid: “A oggi non ho capito quale sia la ragione dell’espulsione. Anche voi giornalisti dovreste porvi un interrogativo sulle ragioni del mio allontanamento. E’ evidente che poi io abbia trasceso. Ne sono dispiaciuto. In 23 anni ho sempre avuto una condotta educata. A distanza di giorni, ho detto che il Buffon di quella sera non poteva che dire quelle cose. Come ho detto alle Iene, sono dispiaciuto di aver offeso l’arbitro. Se l’avessi visto due giorni dopo, l’avrei abbracciato ma confermando il mio pensiero. Sono uno che non porta rancore, sono sereno”.
Sogni di tornare dirigente alla Juve? “Che la Juve per me rappresenti una famiglia, è chiaro. E sono onorato di essere percepito come uno della famiglia. Devo dire che la Juventus è una società che programma il futuro. Se un giorno sarò considerato un elemento valido, la Juve ha la precedenza su tutto. Sarebbe un ulteriore di generosità nei miei confronti”.
Ha pensato di uscire dal calcio? “E’ stato un’annata faticosa. Febbraio e marzo sono stati mesi complicati. Da aprile sono tornato a essere leggero e fiducioso. Ho pensato a sei mesi sabbatici, sì”.
Sul futuro. Ti manca un esperienza in Premier: “Ho detto che ho ricevuto qualche proposta, molto interessante. Dentro e fuori dal campo. A bocce ferme deciderò quello che sarà il meglio per me”.
Eredità più grande che pensi di aver lasciato a Szczesny. “E’ un ragazzo intelligente. A parte me, ha avuto tanti esempi: parlo di Chiellini, Barzagli, Khedira e Lichtsteiner”.
Cosa ti aspetti da sabato: “Sono sempre stato percepito come uno da Juve. Per le celebrazioni non sono adatto. Già da bambino mi scocciava festeggiare il compleanno. Alle persone va fatto sentire l’amore e il rispetto quando sono vive. E quello che ho vissuto me le porterò via”.
Hai mai pensato a un anno da vice? “Con Andrea abbiamo parlato di tutto. Un giocatore come me deve capire quando sia il momento per smettere. La Juve ha un portiere che vale me e ha 27 anni. Non posso diventare un disagio. Mi sento veramente una persona fortunata”.
Similitudini con il ritiro di Del Piero. Si chiude un ciclo? “Prima di me la Juve ha avuto Zoff, Tacconi, Van Der Sar e altri. L’unica parte imprescindibile della Juve è la famiglia. E la forza è proprio quella. Una società che programma con largo anticipo le stagioni. La Juve continuerà a vincere senza di me, anche di più”.
Cosa ti senti di dire a Giorgio Chiellini, futuro capitano della Juventus? “Abbiamo vissuto in simbiosi, abbiamo sviluppato con esperienza e maturità la modalità con cui si arriva ai risultati. Giorgio incarna alla perfezione i tratti del capitano bianconero. Posso solo dargli il mio in bocca al lupo. L’imbattibilità è proprio il merito dei miei difensori. E lo devo a loro e a giocatori come Giorgio. Lo ringrazio davvero di cuore”
Il 4 giugno con la Nazionale: “Non ci sarò. Come ho detto, la Nazionale è un’altra parentesi che ha caratterizzato il mio percorso e la mia vita calcistica. Non ho bisogno di altro tipo di celebrazioni”.
Confronto con Casillas: “Non l’ho sentito. Ci tengo a sottolineare che si tratta di una situazione un po’ diversa. Quello che accadrà da dopo sabato è la cosa più giusta. E lo pensiamo tutti”.
Ancora Agnelli: “In questo calcio globale, le bandiere esistono. Gigi lo è, e passa il testimone a uno come Giorgio che ha 13 anni di Juventus. Il suo lavoro è il 20 per cento del lavoro della nostra famiglia. E ha vinto il 30 per cento dei trofei. Si merita l’applauso di tutti noi. Anche il vostro”.

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