4 luglio 2006. Dodici anni dalla notte leggendaria: Germania-Italia, la partita perfetta


4 luglio 2006. Una data impressa nella mente di 60 milioni di italiani. Una data storica, una di quelle che resteranno per sempre. Germania-Italia, semifinale mondiale a casa loro. Tutti sappiamo come la nazionale azzurra arrivò a disputare quella competizione. In molti, forse tutti, volevano la squadra di Lippi fuori al più presto, e tra questi avvoltoi c’erano anche parecchi italiani purtroppo. I tedeschi erano sicuri al 100% di alzare la Coppa del Mondo a Berlino, tra le mura di casa. Forse nemmeno noi credevamo in quell’impresa dal sapore leggendario. Nessuno ci credeva, e arrivare già tra le prime quattro era da considerare un grandissimo risultato. Ma squadra, allenatore e staff tecnico ci hanno creduto e sperato dal primo giorno di ritiro tedesco. E anche alla vigilia di quella gara, tutti sembravano tranquilli, tutti avevano fame, tutti erano arrabiati col mondo e quel mondo lo volevano fare a pezzi. Negli occhi di Buffon, Cannavaro, Gattuso, Totti e Del Piero c’era rabbia, trasformata poi in campo in voglia di vincere.
Quella partita, sin dai primi minuti, era stata però equilibrata. Loro attaccavano ma andavano a sbattere puntualmente contro un muro umano, un muro chiamato Fabio Cannavaro. Il migliore. Pallone d’Oro da difensore strameritato. I minuti passavano, il tempo scorreva veloce e lo 0-0 non si schiodava. Tempi supplementari. Energie fisiche e mentali se ne erano andate a farsi benedire. Chi sbagliava, perdeva. Noi italiani poi siamo un popolo di finti pessimisti. E allora eccolo il pensiero comune di una nazione intera, quel “pianto” prima di incontrare la morte: “Andremo ai rigori e si sa, ai rigori siamo sfigati! Vincono loro”. In effetti mancavano pochissimi secondi ai tremendi tiri dal dischetto. E noi veramente non aveamo mai avuto un bel rapporto con gli “undici metri”. Italia 90, USA 94, Francia 98, tre edizioni che ci vedevano addirittura favoriti ma i “fottutissimi” rigori ci hanno sempre preso in giro e sbattuti fuori.
E per questo avevamo paura. Anche gli azzurri in campo, ad un certo punto, avevano strana sensazione. Però un ragazzo, semi sconosciuto fino a quel momento, aveva idee ben diverse. Lui ai rigori non voleva assolutamente andarci. Forse aveva da fare. Forse voleva entrare nella storia del nostro calcio e in effetti quella notte sarà per sempre la sua notte. Fabio Grosso. Il meno atteso. Tiro a giro, un tiro incredibilmente perfetto, quasi all’incrocio dei pali. E via quella maledetta paura. In quella notte, lacrime azzurre non dovevano scendere, era scritto nel destino. E mica era finita lì. Al 120esimo 1-0 per noi, al 121esimo “Cannavaro e poi ancora Cannavaro. Via in contropiede con Totti, dentro il pallone per Gilardino, la può tenere vicino alla bandierina, cerca l’uno contro uno, Gilardino, dentro Del Piero, DEL PIERO, GOLLLLLL. CHIUDETE LE VALIGIE SI VOLA A BERLINO!”.
Incredibile. Le parole di Fabio Caressa riecheggiano ancora nella mente di tutti noi. Una notte come quella, probabilmente, la vivremo tra tanti anni. Ma ogni 4 luglio, tutti gli italiani volano a Berlino, per vincere quella coppa dorata. E nel Mondiale dove l’Italia non c’è, viene ancor di più la pelle d’oca a pensare alla notte epocale del Westfalenstadion di Dortmund.

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