Reggina: il “Granillo” si presenta in condizioni pietose, altro schiaffo morale per una città ormai alla deriva


Il “Granillo” a meno di un mese dal debutto in campionato si presenta in condizioni pietose

Uno degli stadi più belli d’Italia ad oggi si presenta in condizioni pietose. Le foto scattate da Nino Pratticò e pubblicate sul gruppo “Leggende Amaranto” non lasciano nulla al caso. Erba altissima che rende irriconoscibile il terreno di gioco, facendo apparire la struttura come un terreno pronto per essere coltivato ed abbandonato al suo stesso destino. Lo stadio “Granillo” è di proprietà del Comune di Reggio Calabria che -senza dubbio- sta attraversando un momento molto negativo nella sua storia. Il Sindaco Falcomatà ed i Consiglieri Comunali stanno facendo il possibile per riportare ad alti livelli la città reggina, ma non è tutto così semplice come sembrerebbe dall’esterno. Lo sport va di pari passo con una città, ed oggi più che mai -per fare una similitudine- il terreno del “Granillo” è alla deriva come la città stessa. La scomparsa di una squadra storica come quella che è stata la “Viola”, ha fatto sprofondare ancora di più nel baratro lo sport reggino. Attualmente solo la Reggina rappresenta a livello professionistico la città in tutto il Sud Italia, ma continuando così, quanto ci vorrà ancora prima che la situazione degeneri ulteriormente?…  La società P&P da sempre ha dimostrato di venire incontro alle necessità del Comune, ma nei momenti di difficoltà gli amaranto si sono poi trovati soli. La Reggina con le partite casalinghe rappresentano non soltanto un blasone, ma un’intera città.  Questo alle volte sfugge dalla vista offuscata di talune persone. Mantenere una squadra – contrariamente a quanto molti proclamano- non è per niente facile, anzi, i sacrifici da fare sono moltissimi. Le strutture sono fiore all’occhiello delle squadre e delle città, unite di pari passo potrebbero creare un binomio importante per il futuro cittadino e per una possibile rinascita calcistica e non. Ma arrivati a questo punto bisogna chiedersi: “La città ha davvero voglia di risorgere”?

 

 

 

,