“Dormiamo insieme?” Lei lo denuncia lo stalker su Fb con una lettera


Napoli. “Ciao Marta, dormiamo insieme?”. Un messaggio scritto su un pezzetto di carta e lasciato sotto la porta di Marta, una ragazza partenopea. La giovane, molto attiva per le sue battaglie ed appartenente al gruppo Potere al Popolo che si è anche presentato alle ultime elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento, ha affidato il suo racconto ai social, scrivendo una lunga lettera, che riporteremo in versione integrale in seguito, al suo stalker. Il post sul suo profilo Facebook ha superato in poco più di 24 ore oltre le 13mila condivisioni e i 40mila likes. “Ho scritto qui – così dice nella parte conclusiva della missiva – perchè so che lui legge e visto che non so come trovarti per dirtelo a voce, caro stalker, sappi che non sono la tua ragazza, non dormiremo mai insieme e che se fino ad oggi ho avuto paura ora sono solo arrabbiata. Perchè mi hai proprio rotto il cazzo”.
Ecco il testo completo. “Io lo ammetto: sono tutt’altro che coraggiosa, odio stare da sola a casa, soprattutto di notte, sento ogni minimo rumore e chiudo sempre la porta a chiave. Quando ieri sera ho visto questo biglietto sotto la porta ho avuto paura, nonostante la chiave nella serratura, nonostante sapessi che nessuno poteva entrare. Nonostante tutto ho avuto paura. E se proprio vogliamo dirla tutta sono quasi tre mesi che ho paura.
Perchè una sera un ragazzo per strada mi chiede come mi chiamo e io penso sia il solito che vede una ragazza di sera da sola e ci prova, niente di preoccupante in realtà, ma il mio nome non glielo dico. Dopo una settimana il mio nome lui lo sa, non da me, non so come, ma lo sa. Mi chiama per strada e mi sorride, io continuo a camminare. La settimana dopo sa dove abito. Quella dopo ancora sa dove sto andando. Poi cosa studio, quando ho gli esami, come si chiama mia sorella, le mie amiche, quali sono i posti che frequento, come si chiama il mio ragazzo. Poi decide che vuole essere lui il mio ragazzo e inizia ad aspettarmi sotto casa, a regalarmi i miei fiori preferiti, a farmi delle foto. E allora comincio a cambiare strada, a cambiare orari, a non parlare al telefono mentre cammino, a mettere gli occhiali quando scendo perchè devo vedere tutto. Comincio a non mettermi più le gonne, a non scendere da sola, a chiudere sempre la porta a chiave, a urlare come una pazza appena lo vedo per strada. Tutto questo però non fa differenza per lui, perchè lui è bravo in quello che fa, sa tutto di me e io non so niente di lui. Evita le telecamere, sparisce in un secondo, compare alle spalle e non si avvicina se non sono da sola, mi guarda da lontano, mi segue, mi ascolta. Ma parlarmi non gli basta più, mi chiede un bacio, poi se lo prende, mi stringe i polsi, mi lascia dei segni e io sono sempre più destabilizzata dalla facilità con cui riesce a fare tutto questo e dalla difficoltà che ho io nel fermare tutto questo. Mi sento impotente e ho paura perchè lui si avvicina sempre di più, si prende sempre più spazio e mi chiedo cosa farà la prossima volta. Decido di fidarmi delle persone di cui voi avete tanta stima perchè ci proteggono con le loro uniformi nere con le strisce rosse. Ma i carabinieri mi prendono quasi in giro, scherzano sul fatto che questa persona possa essere innamorata, mi dicono che la denuncia è inutile perchè tanto non lo farà più. Mi ripetono una quantità infinita di volte di stare tranquilla. Tranquilla. Io tranquilla non lo sono neanche un po’ e ho ragione perchè arrivano altri lividi e segni sul collo, perchè stavolta mi vuole portare a conoscere i suoi amici. Io quella sera non vado dai suoi amici, vado in ospedale, con i miei di amici (che probabilmente non ringrazierò mai abbastanza), una notte lunghissima in attesa di farmi refertare. Il giorno dopo ci riprovo, con l’angoscia di ricevere un’altra risata in faccia; ma stavolta ho un foglio in mano, un referto che dice che questa persona mi ha sbattuto contro un’auto, messo le mani al collo e graffiato a sangue con delle chiavi. E stavolta mi ascoltano, faccio la denuncia e qualcosa si muove. Tutti mi dicono che devo fare un sospiro di sollievo, ma io a stento respiro, perchè non dormo e se dormo lo sogno, perchè inizia l’apprensione generale che limita le mie uscite e modifica ancora di più i miei orari, perchè inizia la tensione a casa, perchè iniziano le telefonate di gente marginale nella mia vita che improvvisamente mi fa un interrogatorio, iniziano a dirmi cosa ho sbagliato, cosa avrei dovuto fare, c’è addirittura chi si offende per non essere stato avvisato subito. Ma la cosa che mi dà più angoscia è che anche se i miei amici non mi lasciano da sola ci sarà sempre un momento, un singolo momento in cui io sarò sola. Sola con lui o sola con la mia paura. Perchè non posso vivere sotto scorta nè obbligare gli altri a dormire con me, accompagnarmi a casa, venirmi a prendere, stare ai miei “orari sicuri”. E nel momento in cui io sarò sola, lui ci sarà, fisicamente o solo nella mia testa. E ieri sera io ero sola. Sola a casa, anche se odio dormire da sola. Alle 20 il portiere va via e alle 20 iniziano le citofonate, non risponde nessuno dall’altro lato quindi ad un certo punto le ignoro anche io. Mi chiudo in camera per sentirle di meno, ma dopo mezz’ora non bussa più nessuno. Respiro, leggo, studio, faccio cose, la porta sempre chiusa a chiave. Poco prima di mezzanotte vado in cucina a bere e sul pavimento nell’ingresso dove automaticamente lancio un’occhiata di controllo vedo un foglio bianco, piegato in quattro. Sembra la pagina strappata da un quadernetto e sopra questa domanda.
Io stanotte non ho chiuso occhio, sono rimasta sveglia con le forbici sotto al cuscino (non lo so nemmeno io perchè), la porta della mia camera chiusa a chiave nonostante la claustrofobia, le luci di casa mia tutte accese per la gioia di mio padre che dovrà pagare la bolletta, con le orecchie tese a percepire ogni minimo rumore.
Stamattina ho deciso di scrivere tutto qui perchè fino ad ora non l’ho detto a molti, ma forse urlare per strada non è abbastanza, perchè tanto nessuno si ferma. L’ho scritto qui perchè so che almeno una volta nella vita ogni ragazza ha avuto paura e si è sentita impotente.
In Italia se ti va bene denunci per atti persecutori, se ti va male ti fanno una risata in faccia, perchè anche se molti pensano che noi facciamo le vittime e il sessismo non esiste, ci sono uomini che pensano di poter decidere per noi, che pensano che siamo di loro proprietà solo perchè ci hanno viste per strada e magari pensano che siamo carine.
Ma soprattutto ho scritto qui perchè so che lui legge e visto che non so come trovarti per dirtelo a voce, caro stalker, sappi che non sono la tua ragazza, non dormiremo mai insieme e che se fino ad oggi ho avuto paura ora sono solo arrabbiata. Perchè mi hai proprio rotto il cazzo”.