La terza notte di Genova. Si cercano ancora dispersi, Toti: “Entro un anno rivoglio il viadotto”, intanto si lavora ad un piano straordinario di viabilità


Sono più di dieci i dispersi. Questo è il timore dei soccorritori che per la terza notte continuano a scavare tra le macerie del ponte Morandi di Genova. Attualmente il bilancio attuale è di 38 morti ma è, purtroppo, destinato a peggiorare. A confermarlo è lo stesso procuratore di Genova Cozzi che coordina l’inchiesta sul disastro. Le ipotesi di reato della Procura sono quelle di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Il fascicolo, in mano ai pm Walter Cotugno e Massimo Terrile, rimane a carico di ignoti. Prima di iscrivere nomi nel registro degli indagati, gli inquirenti lavorano per accertare le cause del crollo, e gli scenari sono molti e ampi. “Si va da possibili errori di progettazione, o nella fase di esecuzione o anche in quella di manutenzione. Solo dopo aver chiarito questo, si potrà capire chi ha delle responsabilità”, spiega il Procuratore Cozzi, “quello che è certo, è che si esclude l’accidentalità. Si tratta di un errore umano”. “Acquisiremo tutti i video necessari”, aggiunge il capo della Procura genovese, “sia quelli relativi alle attività in corso, con le immagini dei detriti e di tutto ciò che viene movimentato, sia quelli relativi al fatto stesso”. Oltre ai filmati dei privati, vengono acquisite anche immagini di videosorveglianza e webcam di Autostrade che permettano di capire meglio cosa sia successo. “Non conosciamo limiti di spesa e norma di fronte a una tragedia di questo tipo”, ha affermato il Procuratore. I lavori tra le due sponde del torrente Polcevera proseguono ininterrotti per la terza giornata. Sono 380 i vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di scavo, supportati da 50 operatori della protezione civile che forniscono 1600 pasti al giorno. Resta sotto monitoraggio la porzione del viadotto rimasta in piedi dopo il cedimento della campata centrale. Una carcassa che incombe sulle case e dovrà essere abbattuta. Le vie sottostanti hanno l’aspetto di una città fantasma, presidiata dalla polizia per evitare atti di sciacallaggio. Sono 558 le persone sfollate da 13 edifici, per un totale di 311 famiglie. Il governatore ligure Giovanni Toti ha assicurato che nuovi alloggi per tutti saranno pronti entro ottobre ed invita le persone ad andare a Genova. “Non bisogna – dice Toti – considerare la Liguria come una regione malata e Genova come una città in ginocchio. La Liguria è una regione bellissima che sta crescendo e che ha nel turismo una risorsa fondamentale. Quindi continuate a venire in Liguria, non aggiungiamo alla tragedia il rischio di una recessione. Come interventi – prosegue – siamo nell’ordine di milioni di euro. Il tema dell’emergenza squisitamente finanziaria è assolutamente affrontabile, perché è un’area molto piccola della città. Altra cosa è che i tempi, che sono il vero costo per la città, poi siano veramente stretti. Io voglio quel viadotto sul Polcevera entro un anno. Vorrei che tutta la viabilità ulteriore che stiamo mettendo in campo – sottolinea Toti – restasse in servizio per la città perché allora, da questa disgrazia, la città potrebbe avere in termini di viabilità di qui a qualche mese qualche beneficio” Intanto negli ospedali genovesi rimangono 10 feriti di cui nove in gravi condizioni. Desta particolare preoccupazione la condizione di Marian Rosca, rumeno di 36 anni e ricoverato al Policlinico San Martino. Il 26enne ha subito un trauma cranico e toracico. Nella stessa struttura ospedaliera ci sono sei pazienti. Gianluca Ardini, genovese di 28 anni, con fratture di bacino e colonna, operato alla spalla per ricomporre un’altra frattura, ha ricevuto la visita del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Rimane ricoverata l’anziana, non ancora identificata, intossicata nell’incendio del suo appartamento provocato dal cedimento del viadotto. È in rianimazione ed è stata sottoposta a doppia camera iperbarica. Al San Martino ci sono anche un uomo di origine ceca, Martin Kucera, di 46 anni, con fratture costali. Gli ultimi due feriti sono Eugeniu Babin, 44 anni, residente a Caserta, con una frattura cervicale non operata. Si trova in terapia subintensiva della neurochirurgia. La moglie, che ha una frattura lombare e alla caviglia operate, si chiama Natalya Yelina, ha 43 anni ed è ucraina. All’ospedale di Villa Scassi, dei 10 pazienti ricevuti globalmente ne restano tre. Una donna genovese di 59 anni, ricoverata in osservazione breve; una 24enne e un 34enne ricoverati in terapia intensiva. È stato dimesso oggi Davide Capello, 33 anni, il vigile del fuoco di Savona e portiere del Legino. “Mi ha salvato qualcuno lassù, qualcuno ha deciso che non era la mia ora”, ha detto lasciando la clinica. Infine al Galliera è sempre in codice rosso una donna di 41 anni, con fratture e trauma addominale. Operata a più riprese, è attualmente in prognosi riservata.

,