Camorra. Intralcio alla giustizia, indagato e perquisito l’allenatore Eziolino Capuano


Tra gli indagati dell’inchiesta della DDA di Salerno che ieri mattina ha smantellato i tre clan che avevano messo sotto scacco la città di Cava de’ Tirreni compresa la politica e le squadre di calcio. Tra le figure compare anche Eziolino Capuano che è accusato di intralcio alla giustizia perché non ha raccontato quello che sapeva rispetto ad alcuni indagati durante le indagini. Nella mattinata di ieri gli investigatori dopo averlo cercato senza successo negli ultimi domicili lo hanno trovato insieme alla famiglia in provincia di Potenza. Il tecnico salernitato era a casa della madre. Gli investigatori hanno effettuato una perquisizione in cerca di elementi utili alle indagini. Complessivamente le perquisizioni nelle dimore di altrettanti indagati sono state 38 che sommati ai 14 arrestati (11 in carcere e 3 ai domiciliari) porta a 52 gli indagati dell’inchiesta.
I reati contestati a vario titolo sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione aggravata, detenzione illegale di armi, detenzione ai fini di spaccio di droga, associazione a delinquere. Nel mirino degli inquirenti tre gruppi di criminalita’ organizzata che operano nel territorio di Cava dei Tirreni. L’indagine ha mostrato, tra l’altro, che il gruppo di Dante Zullo, occupandosi di usura e attivita’ finanziarie abusive, ha acquisito in questo modo il controllo di molte attivita’ economiche del territorio; persino la raccolta di pubblicita’ per lo stadio ‘Simonetta Lamberti’ in cui gioca la Cavese e’ legata al boss. In un fondo in via D’Amico, poi, sempre la stessa cosca, aveva prima creato una pista per cavalli, poi realizzato nel 2007 un edificio abusivo e negli anni aveva trasformato questo nella residenza del figlio del capoclan. Dante Zullo e la moglie facevano la spesa senza pagare e tenevano le auto parcheggiate in un deposito non loro. Il secondo gruppo camorristico fa capo a Domenico Caputano, con 5 persone, si occupa di usura ed estorioni, mentre un terzo, sempre con Caputano elemento di vertice e 11 persone, gestisce una piazza di spaccio cavese. In diversi episodi, la forza intimidatrice dei clan ha costretto vittime a rilasciare false dichiarazioni e le indagini hanno mostrato anche legami tra appartenenti ai sodalizi e appartenenti alle forze dell’ordine. All’inchiesta hanno collaborato anche pentiti. In particolare Giovanni Cozzolino ex genero di Dante Zullo. un collaboratore “di famiglia” dunque che è stato in grado di svelare tutti i segreti del clan. Nelle 600 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alfonso Scermino viene raccontata la storia della camorra cavese degli ultimi anni. Il procedimento restrittivo chiesto dal pm Vincenzo Senatore ha riguardato in rpimo luogo il boss Dante Zullo e il figlio Vincenzo già in carcere dallo scorso anno. E poi la figlia Geraldine di 30 anni considerata non solo l’anello di congiunzione tra il padre in carcere e gli associati ma una vera capo che dava gli ordini e chiedeva il rispetto dagli associati. Con lei in carcere sono finiti anche Carlo Lamberti di 37 anni, Antonio Santoriello di 53 anni, Vinvenzo Porpora di 48 anni, Carmela Lamberti di 61 anni, Antonio Di Marino di 27 anni, Antonio Benvenuto di 52, Ciro Fattaruso di 35 anni e Domennico Caputano di 36. Ai domiciliari invece sono finiti Mario Caputano di 65 anni, Sabato Sorrentino di di 55 anni e Paolo Sorrentino di 22 anni.

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