Processo Materazzo, poliziotto in aula: ‘Luca tradito dai perchè ritrovato senza calzini’


Malgrado facesse molto freddo non aveva i calzini ai piedi, Luca Materazzo, il giorno dopo l’omicidio del fratello Vittorio, ucciso davanti la sua casa a Napoli, la sera del 28 novembre 2016. Luca e’ sotto processo a Napoli con l’accusa di essere l’assassino di Vittorio. A notare questo particolare e’ stato un poliziotto della Scientifica che, durante un sopralluogo nell’abitazione dell’imputato, per un presunto furto, aveva notato sul comodino della stanza da letto di Luca due confezioni vuote di calze, dello stesso tipo, della stessa misura e marca di quelli trovati in una busta la sera prima nei pressi del luogo dell’omicidio. Calze ritenute dagli investigatori, insieme con altri indumenti insanguinati, riconducibili all’assassino. A casa di Luca, ha riferito l’agente rispondendo alle domande del pubblico ministero, mancava anche un casco per la motocicletta. Durante il sopralluogo del 29 novembre vennero trovati e sequestrati anche altri reperti, come un asciugamano dello stesso tipo di quelli trovati il giorno prima durante le prime indagini. Venne pure eseguito, con il consenso di Luca Materazzo, un prelievo di materia organica per eseguire l’esame del Dna che potrebbe essere la prova principe per incastrare o scagionare l’imputato. Luca Materazzo oltre ad aver criticato i media richiedendo un comportamento corretto nei suoi confronti ha espresso dubbi anche sulla condotta delle forze dell’ordine, in particolare quando sono stati fatti accertamenti su un presunto furto nella sua abitazione avvenuto dopo l’assassinio di Vittorio: “Sono stato costretto a firmare il verbale di sequestro”, ha detto facendo riferimento ad alcuni reperti prelevati durante un sopralluogo nella sua casa”. L’imputato ha anche voluto sottolineare di non avere mai denunciato un furto nella sua abitazione – come invece poco prima aveva affermato un agente ascoltato come teste – e che i poliziotti entrarono nella sua abitazione forzando la porta d’ingresso: “Avevano le chiavi, ma c’erano le mie inserite, non riuscivano ad aprire e quindi hanno forzato. Non me ne sono accorto, la camera da letto e’ lontana dall’ingresso e non sentito niente”. L’imputato, per diradare ogni dubbio sulla richiesta di perizia psichiatrica avanzata nella scorsa udienza dall’avvocato Francesco Longhini, poco prima esautorato, ha fatto sapere che le relazioni degli psicologi del carcere con i quali sta collaborando, “sono positive”, e che malgrado sia detenuto sta comunque portando avanti con successo tantissime attivita’ di volontariato, tra cui l’insegnamento delle lingue straniere. Materazzo ha anche risposto al pm che, nella precedente udienza, l’aveva accusato di rallentare appositamente l’iter giudiziario, revocando continuamente l’incarico ai suoi avvocati difensori (5-6 quelli a cui finora ha rimesso il mandato, ndr). Contestate anche le dichiarazioni a suo sfavore rese da alcuni testimoni 15 giorni fa. La prossima udienza e’ stata fissata alle 9,30 del prossimo 4 ottobre.

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