Processo Materazzo, Luca si difende: ‘I testimoni descrivono una persona diversa da me’


Oggi, in Corte d’Assise a Napoli, sono stati ascoltati tre testimoni della difesa durante la prima udienza dell’anno del processo riguardante l’omicidio dell’ingegnere Vittorio Materazzo, ucciso davanti la sua abitazione, in viale Maria Cristina di Savoia, il 28 novembre del 2016. Un omicidio che vede come unico imputato Luca Materazzo, fratello minore di Vittorio. Il primo testimone ad essere ascoltato e’ stato Paolo Caiazzo, il titolare del negozio di ortofrutta che si trova nelle immediate vicinanze dell’abitazione della famiglia Materazzo. Successivamente e’ stato ascoltato Roberto Castelluccio, l’uomo che alla guida della sua vettura, si e’ trovato a passare in viale Maria Cristina di Savoia, poco dopo l’aggressione ai danni di Vittorio. Castelluccio, per pochi secondi, e’ riuscito a vedere l’assassino in fuga, inseguito da un avvocato che ha il suo studio nel palazzo della famiglia Materazzo. Una delle prime persone a scendere in strada dopo la tragedia. L’ultimo teste ad essere ascoltato e’ stato il custode del palazzo dove abitavano Vittorio e il padre, Lucio, il quale ha riferito di sporadici litigi tra padre e figlio, di cui si e’ trovato ad essere testimone. Piccolo disguido, infine, tra l’imputato, Luca Materazzo e il suo ultimo avvocato, Silvia Buonanno, in merito a una domanda sollecitata da Luca e non rivolta dal legale a un testimone. Soddisfazione, infine, e’ stata espressa dall’imputato, a un certo punto dell’udienza (“la verita’ sta emergendo”), in riferimento all’accertamento dell’esiguità del suo conto in banca risultato effettivamente più basso di quanto finora sostenuto. Luca Materazzo ha voluto fare, come al solito nel corso del processo, delle dichiarazioni spontanee facendo emergere a suo parere delle incongruenze nel racconto del testimone. “Ha parlato di aver visto una persona robusta e alta almeno un metro e ottanta centimetri. Io invece sono magro e sono alto un metro e settantadue…”. Poi ha allargato le braccia come a dire: ‘Ma di cosa stiamo parlando?’

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