Intervista a Vincenzo Di Michele, autore di Cefalonia, io e la mia storia e L’ultimo segreto di Mussolini. Quel patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi


Vincenzo Di Michele si è laureato all’Università di Roma La Sapienza in Scienze Politiche, e si è poi dedicato alla carriera giornalistica, collaborando con diverse testate locali e nazionali. Nel 2006 pubblica “La famiglia di fatto” per Firenze Atheneum, nel 2008 “Io, prigioniero in Russia” per Maremmi Editori (riedito in allegato al quotidiano La Stampa di Torino, 2010, dove vende oltre 50.000 copie); pubblica per Curiosando Editore nel 2010 il saggio “Guidare oggi” e nel 2011 il saggio storico “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso”. Nel 2013 pubblica per Fernandel la biografia “Pino Wilson vero capitano d’altri tempi” e nel 2014 il saggio “Come sciogliere un matrimonio alla Sacra Rota”. Pubblica per la casa editrice Il Cerchio due opere storiche molto importanti per la sua carriera: “L’ultimo segreto di Mussolini. Quel patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi” (2015), una ricerca storica molto accurata sull’operazione Quercia per la liberazione di Mussolini e sui suoi controversi retroscena. Il libro, finalista al Premio letterario Carver 2016, è uscito anche in edizione inglese con il titolo “The last secret of Mussolini. The undercounter pact between Badoglio and the Germans”. Del 2017 è il romanzo storico “Cefalonia, io e la mia storia”, dove racconta la sua verità sull’eccidio dei soldati italiani della divisione Acqui ad opera dei tedeschi nel settembre 1943.
«Dalla sua opera: “A lei che pensa che la storia dei caduti di Cefalonia sia terminata nel settembre del 1943, le debbo dire che purtroppo ancora oggi porto i segni addosso di questa vicenda”. Di cosa parla il romanzo-verità Cefalonia, io e la mia storia?».
E’ una vicenda familiare incentrata su mio zio Clorindo che allora soldato ventenne in quel dannato settembre del 1943, non è più tornato dall’isola di Cefalonia. La mia famiglia, mia nonna, mia mamma hanno sempre sperato. Mia bisnonna, poi, si è dannata l’anima per tutta la vita nel cercare notizie del proprio figlio. Di riflesso anche io ho vissuto in prima persona tutta questa vicenda. Questa storia è stata per me il mio compagno di banco ovverosia il complice di lunghi anni di lotte, amori, cambiamenti e note sul registro. Puoi invecchiare quanto vuoi, ma il ricordo di questa complicità resterà per sempre con me e rimarrà ancorato a quel suono dell’ultima campanella.
«Nella sua carriera è stato insignito di diversi premi e riconoscimenti istituzionali. Qual è stata la più grande soddisfazione che è derivata dal suo lavoro di scrittore?».
Il fatto che la gente si ricordi di me non per il mio nome , ma per i titoli e le immagini di copertina dei miei libri vuole dire qualche cosa. Praticamente, non ha importanza il nome dell’autore ; ciò che conta è il contenuto. Quindi, i miei libri non sono passati inosservati e ciò mi gratifica .
«Cosa risponde a chi è convinto che la Storia sia scritta nella pietra, e che l’emergere di nuovi documenti e testimonianze non debba spingere a rivalutarla e a revisionarla per rispetto di chi ha vissuto in prima persona quei fatti?».
Le persone intelligenti sono quelle che rivedono le proprie posizioni. Una posizione statica altro non è se non un’offesa al desiderio di nuove conoscenze e diversi orizzonti culturali.
«Quanto è stato taciuto dell’operazione Quercia al popolo italiano, e qual è la sua verità raccontata nell’opera L’ultimo segreto di Mussolini. Quel patto sottobanco fra Badoglio e i tedeschi?».
Tanto silenzio; veramente tanto. Il mio consiglio per chi volesse approfondire la questione della verità storica è di lasciar perdere la televisione e al contrario concentrarsi più sui libri; specialmente su quelli meno noti e meno titolati poiché proprio in questi, vengono rivelate le verità scomode per la nostra storia.
«Quando ha deciso che scrivere sarebbe diventato il suo mestiere? Ricorda un’opera o un autore in particolare che l’hanno spinta verso la letteratura?».
Ricordo che quando scrissi il mio primo articolo su una rivista di trasporti, elaborai un concentrato di paroloni coadiuvato da riflessioni filosofiche e altro ancora. Mi chiamò subito il Direttore- un romano de Roma – e mi disse testualmente: “ Aho! Ma che ca… hai scritto ! Ma il nostro pubblico è tutto de camionisti .. Sbrigate a riscrive sto articolo e vedi de fallo co parole semplici “
Per la domanda sull’autore che mi ha spinto verso la letteratura rispondo Edmondo De Amicis con il libro “ Cuore “ . Tutti hanno in mente la storia di quei ragazzi Garrone, Franti, Coraci e così via e le loro vicende … Secondo me De Amicis aveva però in cuore: L’unita dell’Italia appena nata e il suo consolidamento . Non a caso in ogni suo racconto ’era una diversa regione Italiana: La piccola vedetta lombarda; il piccolo scrivano fiorentino ; Sangue romagnolo; il tamburino sardo ecc…
«Io, prigioniero in Russia è una lettura molto intensa in cui, attraverso i diari di suo padre, ha ricostruito la sua reclusione in Russia durante la seconda guerra mondiale. Già il lavoro di storico comporta responsabilità e attenzioni particolari per essere svolto nel rispetto della verità, come riesce anche a inserire in un’opera storica le sue memorie famigliari, senza mai perdere di vista i suoi obiettivi storiografici?».
In ogni mia opera consulto molti libri; a volte 30, a volte di più e soprattutto impiego molto tempo per ricercare testimonianze e documenti d’archivio e quant’ altro di possibile utilizzazione per la ricerca della verità storica . A volteci metto anche tre anni per ultimare un libro . e questo lungo lasso di tempo secondo me è pienamente giustificato al fine di acquisire accuratamente le dovute informazioni. Insomma, non si può scrivere un libro in tre mesi perché così facendo si farebbe un torto al lettore che ti ha scelto e ha pagato dei soldi per leggere la tua opera.
«Di cosa tratterà la sua prossima opera?».
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