“Oggi la primavera sparge tutti i suoi colori, i suoi odori e i suoi semi!” Questa frase, oltre a racchiudere il significato esatto della stagione appena cominciata, potrebbe anche descrivere uno dei più grandi calciatori della storia del calcio mondiale: Ronaldinho Gaucho. L’ex stella della nazionale brasiliana, infatti, è nata il 21 marzo 1980, proprio come i fiori che iniziano a nascere sugli alberi sopravvissuti al freddo dell’inverno. E proprio come i fiori, il brasiliano ha sempre trasmesso gioia e allegria, sia con un pallone tra i piedi sia semplicemente guardandolo ballare la samba. Ronaldinho, probabilmente, dopo Maradona, è stato l’unico vero artista del calcio mondiale capace di unire popoli e generazioni intere. Senza nulla togliere agli altri mostri sacri del calcio, sia del passato sia quelli attuali, come Cristiano Ronaldo e Messi, ma il Gaucho è stato magico in ogni suo dribbling, ogni sua giocata, tanto da diventare in poco tempo l’idolo di ogni bambino. Ronaldinho, come Maradona, è il calcio.
Ronaldinho sin dai primi passi della sua carriera ha sempre emozionato il pubblico, con una giocata o con quel sorriso travolgente che ha sempre avuto sulle labbra. In Brasile, dopo Pelè, c’è stato, c’è e ci sarà sempre lui nel cuore di tutti i brasiliani. Il Gaucho è riuscito a far innamorare un paese intero: dai tifosi del Gremio a inizio carriera, fino al suo ritorno in patria, dopo aver conquistato il mondo, tra le fila del Flamengo, Atletico Mineiero e Fluminense. Nella patria del calcio, Ronaldinho Gaucho ha giocato un grandissimo calcio, ma non assolutamente paragonabile a ciò che ha compiuto in Europa. L’ex numero dieci agli inizi degli anni 2000 sbarcò a Parigi come una delle promesse più importanti di questo sport, e lui giustamente queste promesse le mantiene praticamente tutte. In poco tempo diviene il calciatore più forte del mondo, approdando al Barcellona dove incantò il mondo intero. Gol in rovesciata, dribbling da fantascienza e titoli in bacheca da far invidia. Ma a Barcellona, ricorderanno di Ronaldinho soprattutto per i “Classici” contro il Real Madrid, dove il brasiliano puntualmente faceva letteralmente impazzire tutti i difensori Blancos. Sergio Ramos ne sai qualcosa, vero? E al termine di una di quelle leggendarie partite, tutto il Bernabeu si alzò ad applaudirlo e quello stadio difficilmente si inchina agli avversari.
La parentesi blaugrana terminò con una serie di infortuni e ad acquistarlo in condizioni non ottimali fu il Milan. Ronaldinho non riuscì a ripetere le stagioni spagnoli, ma anche la città di Milano, in alcune occasioni, intravide alcuni schizzi dell’artista brasiliano. Tre anni comunque importanti, impreziositi da giocate deliziose insieme ai suoi compagni di squadra e connazionali Kakà e Pato. Il finale di carriera, tra il ritorno in Brasile e l’esperienza messicana, fu abbastanza travagliato e sicuramente meno degno degli inizi di quella magia che fece sognare miliardi di bambini.
Ovviamente una menzione particolare la merita la parentesi in maglia Verdeoro. Il 2002 fu l’anno del Brasile campione del Mondo, e sapete chi fu uno dei protagonisti di quella cavalcata in Asia? Ovviamente Ronaldinho Gaucho, autore di prestazione incredibili nonostante la giovanissima età.
Nel giorno del suo compleanno, dunque, tutti gli amanti del calcio dovrebbe ringraziare il giocatore, la persona e il personaggio di Ronaldinho, il quale in tanti anni di carriera è stato, forse, uno dei pochi della storia di questo sport ad unire i tifosi sotto un’unica opinione: Ronaldo De Assis Moreira è stato un fenomeno. CLICCA QUI E METTI MI PIACE ALLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK