Il Presidente Mattarella: “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale”

Mattarella-Varo

“Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario. È il senso della sollecitazione pubblicamente sottoscritta, nell’autunno scorso, da alcuni Capi di Stato europei” – a dirlo è Sergio Mattarella che questa mattina ha partecipato alla cerimonia commemorativa dell’alluvione dell’ottobre 2018 nella Regione Veneto. In secondo luogo, sul terreno delle concrete pratiche da parte delle istituzioni locali e nazionali, vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri. Opere di contenimento e regimentazione, se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, talvolta ottengono risultati opposti a quelli prefissati, violando equilibri secolari da difendere. Diversamente, rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità ma drammatica conseguenza di responsabilità umane. L’amara e indimenticabile esperienza del Vajont ce lo insegna ogni momento. Di fronte a tragedie come quella del Vajont la Repubblica è chiamata, anzitutto, a esprimere il proprio dolore a quanti, vittime e sopravvissuti, ne sono stati colpiti. Ma non si può limitare al cordoglio. Come ho detto questa mattina, al Cimitero di Fortogna, ai rappresentanti delle associazioni che di quella tragedia custodiscono la memoria, la Repubblica è, in qualche modo, responsabile di quanto avviene sul suo territorio e quindi ha motivo di scusarsi con chi ha sofferto le conseguenze di disastri di questo genere. Ma la Repubblica è anche, al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso causare immani sciagure come quella e io, rappresentando la Repubblica, nel porgere – come ho fatto questa mattina – le scuse a quei rappresentanti, mi colloco accanto a chi avverte il dolore di quei lutti immani e tra coloro che ne conservano la memoria. Il territorio del nostro Paese è fragile e le conseguenze dell’abbandono dei territori, verificatosi sulle Alpi e sugli Appennini, vengono pagate, a caro prezzo, da queste zone ma anche dagli insediamenti urbani e produttivi in pianura. Occorre proseguire sulla strada di iniziative per la salvaguardia degli assetti idro-geologici. Queste iniziative sono state ampiamente delineate dal Parlamento in questi decenni ed è necessario un impegno condiviso delle istituzioni ai vari livelli per svilupparli e attuarli concretamente. La tutela ambientale e idro-geologica è amica delle persone, ne salvaguarda la vita e difende così il futuro delle nostre comunità, accompagnata, come deve essere, da un uso razionale e sostenibile delle risorse esistenti nell’area. Il rilancio di una politica per la montagna e le popolazioni che la abitano va non solo nella direzione della effettiva affermazione della eguaglianza fra i cittadini della Repubblica, ma rappresenta una sfida per il recupero pieno di aree abbandonate o sottoutilizzate, preziose per il processo di crescita dell’Italia. È una consapevolezza che trova diffusione anche a livello continentale, confermata dalla collaborazione nell’ambito di “Euregio senza confini”, della Regione Veneto, di quella del Friùli-Venezia Giulia, con il Land della Carinzia. Quest’anno, inoltre, sarà esercitata dalla Lombardia la presidenza di Eusalp che costituisce, sin qui, l’ambito più ampio di cooperazione tra Regioni, Stati e Unione Europea in tema di montagna. Rimane ancora molto strada da fare per un più incisivo impegno delle istituzioni comunitarie in argomento, né, sul tema della montagna, può essere considerato esaustivo il riferimento all’art.174 del Trattato sul funzionamento della Ue. Ripristinare la buona salute di un territorio – come qui si sta provvedendo a fare – richiede laboriosità e tenacia, qualità che non difettano certo alle popolazioni di queste terre. Esaurita rapidamente la fase dell’emergenza con il generoso contributo del mondo del volontariato, evocato qui da Ivo Gasperin, le ragioni del recupero, per non provocare alterazioni permanenti e gravi nel tessuto del bosco, si sono fatte imperiose, con il ritorno della buona stagione. È bene ricordare che la Prima guerra mondiale aveva prodotto devastazioni immani nel Triveneto, anche sul piano ambientale. Con impegno, in quel dopoguerra, misero radici importanti foreste e boschi divenuti “della memoria”. Sono quelli oggi duramente colpiti, così come quelli sull’altipiano tanto caro a Mario Rigoni Stern, che ha narrato le bellezze di queste montagne. Appartiene alla vocazione del nostro popolo saper esprimere saggezza, fermezza e industriosità nei momenti più ardui, ed è una tradizione forte della gente di queste contrade. Sono convinto che, ancora una volta, dalle “Terre alte” saprà venire un esempio di grande valore per tutta la nostra comunità nazionale, frutto del patrimonio di civiltà accumulato nei secoli dalle genti di montagna. Rivolgo a tutti loro, attraverso i tanti sindaci qui presenti, un saluto cordialissimo e un grande augurio”.