Floro Flores dice addio al calcio: “Orgoglioso della mia carriera, ringrazio tutti. Non avrei mai lasciato Napoli, dette tante cose non vere, mi piacerebbe continuare con la Casertana”


La carriera di un grande uomo e un grande calciatore volge al termine. Antonio Floro Flores appende gli scarpini al chiodo dopo due decenni di attività. Nella sala stampa Mario Iannotta, allo stadio Pinto di Caserta, il bomber si è congedato dal calcio giocato e dalla Casertana. Molti ex compagni, dirigenti e addetti ai lavori hanno ringraziato e salutato il campione, ma poi anche le parole dei figli e la commovente lettera della moglie Michela, apparsa a sorpresa in sala stampa, gremita di giornalisti, compagni di squadra e il mister Ciro Ginestra. Ad introdurre ci pensa il presidente dei rossoblu Giuseppe D’Agostino: “Ci aspettavamo da tempo questa decisione, ma è comunque un giorno triste. Voglio ringraziare Antonio per questi due anni, spero voglia continuare con noi perché Caserta è casa sua. Ha sempre speso parole importanti per noi e soprattutto per il sottoscritto. Non è da tutti rescindere un contratto valido per altri due anni, ma lui ha dimostrato di essere un uomo umile, serio e onesto. In campo ci aspettavamo qualche lancio in più ma non è stato possibile. Sarà per lui l’inizio di una nuova vita e gli auguro tutto il meglio. Ha le qualità per fare bene”. Parola anche al direttore Salvatore Violante: “Con Floro è nato un rapporto molto diretto e sincero. È stato un onore essere il direttore di un calciatore e di un uomo dello spessore di Antonio Floro Flores. Se il presidente reputa che possa dare qualcosa alla Casertana le porte sono aperte. Nelle ultime 48 mi ha fatto miliardi di domande sull’attività dirigenziale o da allenatore. Da tifoso, il rammarico è di averlo potuto ammirare poco, ma la sua grandezza si misura dalla forza di dire basta quando il fisico non regge più. Gli auguro di raggiungere tutti i tuoi obiettivi”.
Arriva il turno del protagonista di giornata: “Mi ero preparato un discorso ma non ho più parole. Come ho scritto sui social, mentalmente sono un ragazzino ma il corpo non regge più e per questo ho deciso di smettere. Mi dispiace non aver lasciato il segno qui e non aver sudato la maglia perché non sono abituato, ma è bello aver ricevuto tanti messaggi di stima per l’uomo che sono. Sono rammaricato perché al mio arrivo ho visto 3-4mila tifosi allo stadio e volevo lasciare il segno in questa città. Chiedo scusa se ho offeso qualcuno e tengo a ringraziare tutti gli allenatori, mia moglie capace di supportarmi sempre, tutta la famiglia D’Agostino che ogni giorno si sveglia e lavora, al direttore il quale mi ha dato una grande mano, ai miei compagni che lascio in un punto critico della stagione, al mio procuratore e i miei bambini, ai quali ho fatto sentire tanto la mia assenza e probabilmente la sentiranno ancora. Ho preso questa decisione dall’oggi al domani; sono partito martedì e in treno mi sono detto che non aveva più senso”.
Interrogato su un possibile futuro ancora alla Casertana ha riferito: “Sarei felice iniziare qui la mia nuova vita, con un club ambizioso e che può essere un buon punto di partenza, in una città dove ho conosciuto brave persone e vivo bene. Avrei alzato bandiera bianca anche se il palo colpito contro la Virtus Francavilla sarebbe entrato. Non sono riuscito a rimettermi in sesto in un mese e mezzo come avevo detto, i polpacci non reggono più e non giocavo con la testa libera: correre e sentire dolori è la cosa più brutta”
Uno sguardo al calcio di ieri e oggi: “L’ho visto molto peggiorato. In Spagna ho potuto vedere la volontà di far crescere il sistema. Qui ci sono stadi pietosi che non danno possibilità ai giovani calciatori e allenatori di crescere e migliorare. Sarebbe importante, parlando di Casertana, non girovagare per la Campania alla ricerca di un campo per allenarsi”.
“Ho tanti aneddoti – prosegue Floro Flores – ma ho avverato il sogno di giocare a 17 anni con la squadra della mia città, salendo le scale del San Paolo con le gambe che tremano. Sono state dette tante cose non vere sul mio addio al Napoli, ma non avrei mai lasciato la mia città, anzi sono stati gli altri a dirmi certe cose e i fatti parlano. Per un anno ho subito assieme a mia moglie episodi gravi come essere cacciato dai ristoranti. Rammarico Nazionale? Forse si, ma con Totti, Del Piero e Gilardino era difficile, a differenza di oggi. Sul mio futuro non voglio anticipare nulla”.
Sul mancato passaggio alla Juventus nel gennaio 2011: “Avevo voglia di giocare e lì avrei fatto panchina a Del Piero e compagni. È stato difficile rifiutare. A Udine non giocavo con Guidolin e non avrei giocato con i bianconeri, quindi ho accettato un’altra squadra di serie A, facendo 10 gol in 18 gare”.
Chiosa finale sui gol più cari: “Ne ho tanti. Il primo in amichevole col Napoli contro la Lazio davanti a 60mila persone, gol nel derby, in UEFA con l’Udinese, il gol salvezza col Sassuolo e tanti altri. Ho avuto soddisfazioni in ogni squadra che ho giocato”.
Grande applauso al termine della conferenza per l’ex scugnizzo del Rione Traiano, fattosi uomo e, con sudore, umiltà e determinazione, un atleta di altissimo livello. CLICCA QUI E METTI MI PIACE ALLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK