Coronavirus, anche il calcio italiano nel caos: così solo nel 1914 durante la Grande Guerra


Il calcio italiano sta attraversando uno dei momenti maggiormente bui della propria storia. In 121 anni di Figc, il campionato di calcio ha affrontato un momento molto simile a quello attuale nel periodo della Grande Guerra. Periodi di confusione e colpi di scena che hanno lasciato  diversi buchi nei musei del calcio e varie controversie.

CAMPIONATO ITALIANO 1914-1915

La massima serie del campionato italiano (all’epoca Prima Categoria) del 1914-1915 fu la 18ma edizione del campionato nazionale, disputato tra il 4 ottobre 1914 e il 23 maggio 1915. È noto alla storia come il “campionato mai terminato” a causa dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.

Il 23 maggio avrebbe dovuto svolgersi l’ultima giornata del Girone Finale Nord, con in programma i decisivi match tra Genoa-Torino e Milan-Inter. Lo stesso giorno, la Figc decise l’immediata sospensione del campionato senza consultare le società interessate. Al contempo  l’Italia dichiarò Guerra all’Impero Austro-Ungarico. Quel giorno vennero disputate regolarmente solo le partite dei campionati minori fra società del territorio. Si sarebbe disputato anche il derby partenopeo tra Naples e Internazionale Naples, la gara – ad oggi- non è certa essere stata omologata dalla Figc. Seppur bastasse 1 solo punto al Genoa per accedere alla Fase Nazionale, si sarebbe dovuto giocare uno spareggio tra Genoa e Torino e, con una possibile sconfitta dell’Inter contro il Torino e una vittoria dell’Inter contro il Milan, con la contemporanea vittoria del Torino sul Genoa, l’Inter avrebbe raggiunto in testa Genoa e Torino. Una situazione che portò confusione totale ai piani alti. La Figc, nel bollettino ufficiale, prese in considerazione solo Milan, Torino, Genoa e Inter per l’assegnazione del campionato. Essendo convinti che il conflitto si sarebbe concluso vittoriosamente nel giro di poche settimane, si stabilì che i campionati riprendessero alla fine dei conflitti bellici…

Le ostilità terminarono il 4 novembre 1918 e il Consiglio Federale si riunì per organizzare il campionato 1919-1920, ben 4 anni dopo l’ultima riunione. Di fatto, il titolo di Campione d’Italia 1914-1915, rimase vacante per circa quattro anni. La Federazione avrebbe deciso nel maggio del 1919 di assegnare la vittoria del campionato al Genoa, in quanto primo in classifica al momento della sospensione del campionato.

CONTROVERSIE ASSEGNAZIONE SCUDETTO GENOA

Secondo la Fondazione Genoa 1893, l’assegnazione del campionato si protrasse per i reclami di Inter e Torino. La vicenda, ufficialmente, si concluse nel 1921. Furono 25 i tesserati del Genoa che non appresero mai di aver vinto quel campionato poiché scomparsi durante la Guerra. Tutt’oggi la vicenda è poco chiara, considerato che, negli archivi, non vi è presente alcun documento ufficiale che confermi la vittoria del Genoa. In occasione del Consiglio Federale tenuto il 30 gennaio 2019, il neopresidente Gabriele Gravina, ha proposto la creazione di una federazione a hoc per analizzare sia la richiesta della Lazio del 1915, sia le varie petizioni del Genoa, Bologna e Torino. L’organo è stato istituito con l’incarico assegnato alla Fondazione Museo del Calcio, guidata da Matteo Marani, con l’aiuto dei docenti Universitari che la compongono.

LA RIPRESA DEI CAMPIONATI DOPO LO STOP

Con la fine della Guerra, i campionati ripresero con non poche questioni da risolvere. Nonostante i buoni propositi della Federazione sulla riduzione delle squadre partecipanti, il campionato raggiunse 64 squadre, un numero mai raggiunto nella storia del calcio italiano. Il 4 luglio del 1920, che sancìì lo spostamento della sede Figc a Milano, si ebbe la rottura totale tra Federazione Italiana e le maggiori società piemontesi, guidate da Juve e Pro Vercelli. Il 25 settembre le secessioniste abdicarono ai loro propositi, rientrando nei ranghi federali avendo avuto garanzia che il campionato si sarebbe concluso in anticipo. Al contempo, molte società si erano attrezzate con gli impianti sportivi e, molte di esse, seguendo le nuove direttive della Lega, furono velocemente inserite nel massimo campionato italiano. A mano a mano si arrivò ad un meccanismo che spinse le nuove forze calcistiche a eleggere i nuovi rappresentanti regionali, premendo purchè il campionato portasse alla ribalta nuove protagoniste. La Lombardia arrivò ad istituire ben 6 gironi. Solo dopo Pasqua la Lega si accorse dell’elevato numero di squadre partecipanti e dopo settimane dall’inizio dello stesso, spezzettò il torneo in 4 gironi. Nonostante ciò, fu il Piemonte a conquistare 2\3 dei posti in finale. A vincere il campionato fu la Pro Vercelli che si impose per 2-1 contro il Pisa.

CAMPIONATO ITALIANO 1921-1922; LO SCISMA DEL CALCIO ITALIANO

Il campionato di Calcio Italiano del 1921-1922, disputatosi tra il 2 ottobre 1921 e il 18 giugno 1922, è ricordato per lo scisma del campionato italiano di calcio, che vide disputare due tornei paralleli, quello originario della Figc e quello organizzato dalla Confederazione Calcistica Italiana, formato dai club maggiori.

L’aumento dei club iscritti al campionato aveva generato una grave crisi tra i maggiori vertici e società. Il 24 luglio 1921, nel corso di un’assemblea federale, Vittorio Pozzo presentò un nuovo progetto basato sulla riduzione dei club partecipanti e la creazione di una categoria minore. La Federazione, sempre più dominata dalle piccole formazioni regionali, respinse immediatamente la proposta, accendendo gli animi dei club maggiori. La risposta delle grandi società non si fece attendere e nel giro di poche settimane le 24 squadre più blasonate abbandonarono il campionato ufficiale per crearsene uno privato, sotto l’egida Confederazione Calcistica Italiana, con sede a Milano. Il progetto attirò anche le società del girone centro-meridionale e tante formazioni minori che furono inquadrate in una Seconda Divisione. Le 24 società furono suddivise in due gironi sorteggiati, con l’unica restrizione che ogni regione avrebbe dovuto avere i club divisi, senza la disputa di alcun derby. Il vincitore del campionato organizzato dalla Confederazione Calcistica Italiana fu la Pro Vercelli, mentre nel campionato organizzato dalla Figc, a trionfare fu la Novese.

Alla conclusione dei due campionati paralleli, entrambe le federazioni assunsero la consapevolezza che mentre il C.C.I era già concluso a dicembre, le squadra della Figc erano ancora impegnate nel primo turno delle eliminatorie regionali. Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport, fece incontrare i due delegati dei campionati, Luigi Bozino e Giovanni Lombardi, per cercare di riappacificare gli animi. Il 26 giugno si arrivò all’unione definitiva tra le due federazioni, con le due parti che decisero per un campionato composto da 3 gironi di 12 squadre di cui 13 federali e 23 confederali per la sola italia settentrionale con l’aggiunta delle 8 semifinaliste del vecchio Centro-Sud.

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