Covid, nuovo dpcm: nessun lockdown ma chiusure mirate. In corso la riunione con le regioni


Non ci sarà un lockdown come quello vissuto a Marzo

E’ iniziata questa mattina la riunione di coordinamento convocata dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia con Regioni, Anci e Upi in vista del nuovo Dpcm del premier Conte, previsto per domani, con misure più stringenti anti coronavirus. In collegamento anche il ministro della Salute Roberto Speranza. Tra i presidenti Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna), Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Luca Zaia (Veneto), Giovanni Toti (Liguria), Donato Toma (Molise), Michele Emiliano (Puglia), Vincenzo De Luca (Campania), Donatella Tesei (Umbria), Marco Marsilio (Abruzzo), Alberto Cirio (Piemonte), Eugenio Giani (Toscana). Partecipano anche Antonio Decaro (Anci) e Michele De Pascale (Upi). Si va verso il nuovo decreto del presidente Conte che verrà firmato tra strasera e domani con misure più restrittive per cercare di frenare la curva del contagio.

L’intenzione è quello di non ripetere un lockdown come quello vissuto a marzo, ma stabilire con precisione chirurgica quali sono le situazioni più critiche sui vari territori e predisporre chiusure mirate. Tra le ipotesi che circolano, nel mirino ci sarebbero grandi città come Napoli, Torino e Milano, ma anche Roma è nella lista degli ‘osservati speciali’. Il premier, Giuseppe Conte, nella giornata di ieri ha avuto un lungo confronto con i rappresentanti delle forze di governo, allargata anche al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, al presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, al coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo, e al commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri.

Nella riunione sono stati analizzati i dati della curva epidemiologica in base al lavoro svolto dall’Iss, punto di partenza della discussione sui nuovi provvedimenti da adottare. Il vertice è anche l’occasione per una lunga relazione di Arcuri sulle dotazioni sanitarie e le disponibilità delle terapie intensive, spiegando che in alcuni territori non vengono accettati i ricoveri ‘non-Covid’, se non per casi di urgenza non rinviabili. La situazione è decisamente seria, anche se da più fonti di governo ribadiscono che la seconda ondata era prevista, al punto che ogni misura che sarà adottata rispetterà le indicazioni tracciate dall’Iss la scorsa estate in caso di superamento del temibile indice Rt a 1,5 e 2. «Non c’è la palla di vetro, i dati sono preoccupanti e anche se altri stanno peggio di noi, questo non ci consola affatto», dice Conte intervenendo alla festa del quotidiano il Foglio. Ammettendo di «confidare» che entro la «primavera inoltrata» l’Italia sarà riuscita a «venire a capo» della pandemia. Una speranza più che una previsione. Intanto c’è da gestire il presente, ecco perché Conte ha già chiamato i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, chiedendo un confronto parlamentare «in vista di un nuovo provvedimento». Il premier, poi, ha preso contatto anche con i leader delle opposizioni, invitandoli a indicare un rappresentante per ogni forza politica: l’intenzione è quella di inaugurare da domani un tavolo di confronto permanente con l’esecutivo. Offerta che, al momento, sembra essere stata rispedita al mittente dai tre leader del centrodestra. «E’ tardiva, c’è il Parlamento» fanno sapere in una nota congiunta Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Ma la partita resta ancora aperta.