Forza Italia: consigliere regionale accusato di voto di scambio


Voto di scambio per le elezioni regionali del 2015. È questa l’accusa per il consigliere regionale di Forza Italia Armando Cesaro e per i fratelli Luigi, Aniello e Raffaele Cesaro, questi ultimi due da tempo in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Questa mattina la procura di Napoli Nord ha notificato ai quattro l’avviso di conclusione indagini insieme con la consigliera regionale Flora Beneduce. Gli indagati sono una trentina e tutti, a vario titolo, avrebbero favorito l’ascesa di Luigi in Regione, in cambio di favori.
“Ormai non sorprendono più gli interventi giudiziari alla vigilia di consultazioni elettorali”. E’ quanto si legge in una nota del Coordinamento Regionale Forza Italia Campania. “Puntuale, come in passato, giunge, con l’immancabile clamore mediatico, un avviso di garanzia per esponenti di primo piano del nostro Movimento: all’onorevoli Luigi Cesaro ed ai consiglieri regionali Flora Beneduce ed Armando Cesaro viene contestata una ipotesi di voto di scambio in relazione a fatti che, secondo la tesi accusatoria, sarebbero avvenuti tra il maggio ed il giugno del 2015 in occasione cioè delle ultime elezioni regionali – si legge nella nota -. Non a caso l’attività investigativa protrattasi per circa tre anni, giunge puntualmente a conclusione in coincidenza della presentazione delle liste e della imminente campagna elettorale! Gli stessi fatti addebitati per natura, tenuità e, soprattutto, per come vengono descritti, non sono assolutamente idonei a dimostrare l’accusa formulata. Né ci meravigliamo più nemmeno di fronte al doppio pesismo giudiziario che, nel caso di esponenti della sinistra, sorvola su alcune vicende che hanno avuto vastissima eco anche nazionale (incitazione pubblica al voto di scambio) e conclude con celerità encomiabile (qualche settimana!) procedimenti inerenti ipotesi accusatorie analoghe. Forza Italia non si lascerà in alcun modo intimidire da simili iniziative e lotterà per evitare che il libero consenso dei cittadini possa essere condizionato o inquinato da interferenze giustizialiste, a difesa del principio costituzionale della sovranità popolare”, conclude la nota.

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